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SARÀ, SARÀ LA TORRE CHE TRIONFERÀ

News inserita il 03-07-2015

Questo è un capolavoro. Un capolavoro assoluto, disegnato da Andrea Mari detto Brio, coadiuvato da una Morosita Prima, imperiale, fantastica, potente e precisa.

La Torre a distanza di 10 anni dal successo di Bruschelli e Berio...e dopo aver ingoiato fiele per le vittorie dell'Oca e di Tittia...va a segno in una carriera dai risvolti strani, ma senz'altro più prevedibili di quello che la gente credeva.

Il Valdimontone non ha sentito storie...aveva scelto il Columbu, che da nove anni era lontano dal Campo, con l'obbiettivo preciso di impallinare sempre e comunque il Nicchio.

Lo so, è stucchevole vedere una Contrada che scala sistematicamente sette posizioni per danneggiare la rivale - e insopportabile per chi ne subisce le conseguenze - ma il Palio è, non so se purtroppo o menomale, anche questo e quando il Mari ha capito che il Nicchio sarebbe stato messo comunque out ha scelto una posizione più defilata per cercare di liberarsi da uno strano groviglio e almeno lottare il suo Palio.

Il vecchio leone, Gigi Bruschelli detto Trecciolino, non aspettava altro ed è uscito, con consumata maestria, dal marasma micidiale che dominava fra i canapi, in prima posizione, tallonato dalla Tartuca, dall'Onda e dalla Civetta.

La Torre guadagna la quarta posizione e al primo San Martino, con una manovra che solo un grande campione, un campione assoluto, può fare, Andrea Mari comincia a mettere le mani sul drappellone.

In un fazzoletto, girando stretto al colonnino, si ritrova secondo. Il Bruschelli sente il fiato sul collo, dell'arrembante, più giovane, Brio.

Ma Gigi è pur sempre l'Imperatore e chiede al suo barbero un altro sforzo. Morosita, però, ha tempi di galoppo spaventosamente incalzanti, oltre ad avere l'esperienza della piazzaiola nata. Alla seconda piegata di San Martino ecco l'altra pennellata dell'artista.

Gigi con il "verde" Quit Gold va leggermente largo e Brio lo brucia in un amen.

Il Palio sembra cotto...ma la Torre non ha ancora fatto i conti con uno scatenato Salasso che nella "sua" Onda trova in Osama Bin un temperamento da asso della Piazza.

L'Onda lo incalza. A San Martino il Mari si salva con bravura, ma è al terzo Casato che mette la firma su una prova entusiasmante e perfetta. Il Ricceri  gioca l'ultima carta e con coraggio si butta all'interno...Andrea ha ancora la freddezza per aspettarlo e stringerlo al colonnino.

Eccolo lì il bandierino...ecco lì la palma di un trionfo meraviglioso e per come realizzato...storico. Della sua corsa se ne parlerà per anni.

Salicotto esplode. Capitan Capelli e i suoi mangini, che hanno tessuto la tela che ha portato alla monta, non certo scontata, del Mari possono gridare al cielo tutta la loro gioia, abbracciando idealmente il popolo festante che assedia il palco dei Giudici, e che grida a perdifiato il fatidico e liberatorio "daccelo".

Il Mari rende con gli interessi alla gente di Salicotto e Pescheria quel successo che non era riuscito a cogliere da favorito, qualche anno fa, con il grande Già del Menir.

L'Oca, con Oppio e il Caria, per una volta è solo una scialba comprimaria e l'Onda si deve accontentare di una bella prestazione...che nel Palio conta come il due di fiori quando briscola è cuori.

E a proposito di cuori...quelli del Mari e di Morosita, unica femmina, in un lotto di  castroni, con i suoi dieci anni compiuti e non sentirli, sono quelli dei campioni che portano alle stelle un popolo intero. Quello della Torre, che torna a cantare a squarciagola che "sarà, sarà la Torre che trionferà". Anzi ha già trionfato, in un Palio stupendo e per certi versi indimenticabile.

Roberto Morrocchi

 

 

 

 

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