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QUELLO DI CELLE SUL RIGO E' DIVENTATO IL POZZO DELLA DISCORDIA

News inserita il 07-12-2010

 

Archimede Callaioli, membro del Comitato “C’era una volta la Cisterna”, prova a fare chiarezza dopo le polemiche seguite ai lavori nella Piazza del borgo di San Casciano dei Bagni

Sembra arrivata finalmente ad una svolta la questione del Pozzo, o Cisterna come viene da sempre appellata dai paesani, di Celle sul Rigo.  Infatti, grazie all’impegno attivo del Comitato C’era una volta la Cisterna di Celle, riprenderanno al più presto i lavori di restauro interrotti lo scorso agosto. Proprio in merito agli ultimi sviluppi di quello che ormai si potrebbe definire un vero e proprio impeachment, che ha coinvolto sia la Pro Loco cellese che il Comune di San Casciano dei Bagni, parla Archimede Callaioli, membro del Comitato.
Per rinfrescare la memoria di coloro che stanno seguendo dall’inizio questa storia, ma anche per chi non ne ha mai sentito parlare in maniera esaustiva, partiamo dagli albori della vicenda che sta tenendo banco in paese dalla scorsa estate.
“Nell’ambito dei lavori di pavimentazione del centro storico di Celle sul Rigo, il Comune aveva a suo tempo preso accordi con la cittadinanza che, contestualmente all’opera di pavimentazione della Piazza del Pozzo, sarebbe stato restaurato anche il Pozzo stesso. È stato quindi presentato un progetto al Comune, trasmesso e successivamente approvato dalla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Siena, che prevedeva sostanzialmente una pulizia, nel senso tecnico della parola, del Pozzo, un’eventuale integrazione nei punti dove le pietre fossero state distrutte e una tinteggiatura delle parti in ferro, rovinate nel tempo dalla ruggine. In sostanza, doveva essere lasciato tutto come era, senza operare alcun tipo di stravolgimento. In realtà, quando ad un certo punto i lavori si sono interrotti, dalla Cisterna erano sparite le colonnine con le ruote, quindi non c’erano più gli impianti idraulici che avrebbero provveduto all’approvvigionamento dell’acqua; insomma il Pozzo non aveva più la funzione che avrebbe dovuto avere, era diventato tutta un’altra cosa. Dato che, dopo questo primo stop, i lavori si erano proprio fermati e non sembrava ci fosse l’intenzione di farli ripartire, una parte della cittadinanza si è riunita nel Comitato che, oltre ad esprimere il proprio dissenso sul risultato degli stessi, ha voluto verificare in maniera approfondita la questione”.
Che cosa ha fatto concretamente il Comitato a questo punto?
“È andato a vedere il progetto presentato alla Soprintendenza e si è reso conto che quanto approvato si discostava enormemente da quanto realizzato fino a quel momento. Dopo una raccolta di firme, il Comitato ha cercato di far dialogare Soprintendenza e Comune affinché le due istituzioni riuscissero a risolvere il problema”.
Risultato?
“Alla fine la soluzione è stata risolta nei seguenti termini: i lavori alla Cisterna di Celle si considerano interrotti e non finiti, soprattutto in considerazione delle potenziali conseguenze riguardanti l’evidente discrimine tra quanto approvato in progetto e quanto realizzato fino a questo momento. Dunque, Comune e Soprintendenza hanno concordato che sarà trovato il modo affinché i lavori siano portati a termine correttamente, il che significa che dovranno essere rimesse le colonnine, le ruote, le chiocciole e i bicchierini. Inoltre, si dovrà provvedere anche al collegamento dell’impianto idraulico della Cisterna con l’acquedotto comunale, così da ripristinarne la secolare funzione di approvvigionamento idrico. Certo è che, se questo progetto verrà portato a compimento, potremmo dire che Celle avrà dedotto un  vantaggio da questa situazione perché, obiettivamente, il Pozzo era un po’ degradato sia nella forma che nell’utilizzo, ormai pressoché nullo. Se questo non dovesse succedere, la situazione cambierebbe completamente.  Infatti, lo stato attuale delle cose è insostenibile da tutti i punti di vista, soprattutto dal punto di vista del restauro, perché quello che è stato fatto fino ad oggi non è un recupero del monumento bensì una mutilazione, che, oltre ad averne deturpata l’estetica, ha praticamente decretato la fine della sua utilità”.
Torniamo un passo indietro: quale è stata la risposta degli organi competenti alla lecita domanda, che immaginiamo sia stata posta dal Comitato, sulle cause che hanno determinato questa spiacevole situazione?
“Più che di risposta, potremmo parlare di supposizioni... Certo è che chi ha eseguito i lavori, non si sa per quale motivo, non ha seguito il progetto; la Pro Loco che li ha finanziati e il Comune che doveva controllarne lo stato, evidentemente non hanno supervisionato come avrebbero dovuto. Insomma, si è verificata tutta una serie di disfunzionamenti nei rapporti tra i soggetti che erano coinvolti nel progetto di restauro”.
Quindi l’intervento del Comitato è stato ed è tuttora determinante?
“L’intervento del Comitato è servito e vuole servire sostanzialmente, non a essere lui stesso a risolvere la questione, anche perché sarebbe assolutamente improprio, visto che non spetta al privato cittadino in prima persona risolvere un problema di tipo pubblico, ma a far sì che tra le istituzioni ci sia quella collaborazione che ci deve essere e che ci auguriamo farà sì che l’iter di questo lavoro venga alla fine ad essere quello previsto dalla legge e, non meno importante, quello desiderato credo da tutti i cellesi”.
Giusto per fare un ritratto a tutto tondo di questo famigerato Pozzo, puoi darci qualche informazione sulle sue origini?
“Purtroppo non ne sappiamo tantissimo, anche se, pur essendo un piccolo paese, Celle ha una documentazione abbastanza ricca. Abbiamo, infatti, numerose testimonianze di inviati granducali che ci descrivono il paese per come si presentava allora ai loro occhi. Fra tutte, la più importante, per quello che concerne la storia del Pozzo, è certamente quella del Gherardini che nel 1642 cita tra gli edifici pubblici del paese la Cisterna pubblica. Il che vuol chiaramente dire che a metà del XVII secolo la Cisterna già c’era; del resto è ancora visibile un’iscrizione che fa riferimento al 1610. Tengo a precisare però che su queste datazioni mi sento di procedere con cautela perché, spesso, queste sono iscrizioni che si apponevano non per indicare la data di costruzione, ma per testimoniare l’anno in cui venivano compiuti dei lavoro di restauro”.
Ma allora, se il Gherardini parlava già di Cisterna, viene definitivamente sfatata l’ipotesi di qualcuno che voleva vedere nella sua antica funzione quella di deposito del grano? 
“Certo, se nel 1642 si parlava di Cisterna, è assolutamente indubbio che la sua funzione fosse quella di approvvigionamento dell’acqua. Va assolutamente sfatata l’ipotesi del deposito per il grano, anche perché non ci sono da nessuna parte attestazioni di depositi sotterranei di frumento e, oltretutto, sempre il Gherardini nella sua relazione, oltre a citare la Cisterna nomina anche il Granaio, distinguendoli come due monumenti diversi. Considerando poi che Celle non ha corsi d’acqua o altre fonti idriche naturali particolarmente vicini, la Cisterna pubblica diviene sicuramente il monumento più usato in passato. Basti pensare che ci sono ancora i segni delle corde che verosimilmente tiravano su il secchio con l’acqua, metodo poi cambiato nel ‘900 con le ruote e le chiocciole”.

Benedetta Gori

 

 

 

 

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