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PRESENTATO IL DRAPPELLONE PER IL PALIO DEL 2 LUGLIO 2015

News inserita il 26-06-2015

 

Oltre all'opera di Francesco Mori sono stati svelati anche il Masgalano ed il premio per il miglior tamburino di Piazza in onore di Silvano Bellaccini detto Bano.


Sono stati presentati oggi pomeriggio il drappellone (dipinto da Francesco Mori) per il Palio del 2 Luglio 2015, il masgalano ed il premio per il miglior tamburino di Piazza.

IL DRAPPELLONE

Il drappellone realizzato da Francesco Mori per il Palio del 2 luglio, in onore della Madonna di Provenzano è dedicato alle Sacre Particole di Siena, restituisce significato al simbolismo in una magica astrazione mentale.

“La tua Siena difendi”. Diciassette lettere come 17 sono le Contrade, e in ognuna di loro un quasi impercettibile, quanto elegante, cromatismo rimanda ai colori della loro araldica. E’  una supplica. Una prece, quella lasciata da Francesco Mori sull’aureola che incornicia il volto bellissimo della Vergine. E’ una Madonna dai lineamenti contemporanei. Lo sguardo, volto in basso, è sul  profilo di Siena e della sua campagna. Assorta, ma serena, dentro un pensiero universale,  che esalta ancor più la precisione realistica dei suoi tratti resi con grande naturalismo nel modellato.

Strali di fuoco si infrangono sul manto della sacra immagine. Meteore e stelle cadenti incendiano il blu della notte squarciando le tenebre. Ma il male nulla può dinanzi al bene. Un effetto straordinariamente dirompente, in grado di esaltare e amplificare il potere protettivo della Vergine.

La carica nefasta è annullata e trasformata in uno sfondo ritmicamente colorato, in  contrasto con quel viso, per certi aspetti trascendente, così da proiettare, chi guarda l’opera nella sua interezza, in una dimensione diversa e parallela. Più serena, e rafforzata dallo spiritualismo esaltato dalle Sacre Particole, a ricordo del  miracolo eucaristico che vede tuttora inalterate le 351 ostie rubate il 14 agosto 1730 dalla Basilica di S. Francesco e ritrovate tre giorni dopo nella Chiesa di Provenzano.Chiaro il richiamo alla forza della fede nella quale tante volte, nei secoli, Siena ha trovato rifugio e risposte.

La presentazione del drappellone, del masgalano e del premio miglior tamburino di piazza del Sindaco di Siena Bruno Valentini: "Non esiste né consuetudine né abitudine per questo momento: le gambe tremano sempre e la voce stenta ad uscire. Per me è un privilegio incomparabile presentarvi il Palio; questo è un momento solenne che dà avvio alla nostra Festa e che rappresenta uno dei compiti più affascinanti di chi ha l’onore di fare il Sindaco di questa meravigliosa città. Sono giorni carichi di emozioni. La città diventa una poesia: i colori, i profumi, il tufo in Piazza e la trepidazione nell’aria. E’ difficile spiegare il Palio fuori da Siena. E’ difficile perché sarebbe come spiegare una poesia e l’emozione che questa ti regala: una poesia si legge, si vive. Con una poesia si piange o si gioisce. Una poesia ti regala momenti di profonda gioia o di profonda malinconia. Ti fa saltare per l’allegria o ti blocca a terra per l’inquietudine. Ma spiegare perché fa tutte queste cose è impossibile, esattamente come per il Palio. Questa festa è parte della nostra storia, della nostra identità, questa festa è parte di ognuno di noi. Sono le parole dei nostri giovani, dei nostri ragazzi, a raccontare - forse meglio di chiunque altro - che cosa è il Palio e che cosa è Siena. Qualche giorno fa rileggevo una pubblicazione dal titolo “Per Amore di Contrada” e mi hanno colpito le parole di una giovane contradaiola, Diletta, che vi leggo velocemente:  

“Il Palio è amore per la Contrada,

la stessa Contrada è amore per il Palio,

è un miscuglio ben amalgamato

di vittorie, sconfitte, speranza, amicizie,

compagnia, odio, inimicizia, stupore,

lacrime, sudore, felicità.

Un insieme di emozioni indescrivibili

che solo un senese, un contradaiolo, riesce a vivere

non solo nei giorni di Palio ma 365 giorni l’anno.

Quindi non solo nei giorni in cui la festa è viva […]

Ma anche in inverno, quando Siena si calma e si placa,

cadendo quasi in un letargo fino all’anno successivo”. 

Forse le parole di Diletta sono il modo più semplice per spiegare Siena e la sua Festa, per spiegare le nostre tradizioni e il nostro modo di vivere. Siena è questa: vittorie, sconfitte, amore, rivalità, felicità, tristezza e gioia. Siena è fatta solo di emozioni forti: niente vie di mezzo, niente grigiori. Siena è bianco o nero, come la Balzana. Oggi affrontiamo una pagina importante della nostra storia. Una storia, quella di Siena, che proprio attraverso la Festa si incrocia continuamente con la religiosità: sacro e profano sono da sempre  inscindibili nel Palio e, più in generale, lo sono nella storia di Siena. Quest’anno abbiamo deciso di dedicare la parte allegorica del Palio di Provenzano alle Sacre Particole: uno straordinario evento miracoloso. E proprio questo evento rivive grazie alle pennellate di Francesco Mori, il pittore prescelto tra i tanti senesi che si erano proposti per questo compito straordinario. Mori è legato alla nostra città non solo per le sue origini, ma  per un’affinità elettiva che lo ha portato fin dai suoi primi passi ad approcciarsi ai grandi Maestri della pittura senese del Due e Trecento. Una passione, quella di Mori, che gli ha fatto intraprendere - oltre allo studio storico artistico - una profonda ricerca sui materiali e sugli stili della pittura medievale. Il suo drappellone rivela il forte legame con questa grande tradizione pittorica senese già nella formula dedicatoria: in quel richiamo alla protezione Mariana sulla città e sul pittore, che è anche una citazione di Duccio e della Maestà dipinta per il Duomo di Siena. La dedicazione al miracolo delle Sacre Particole, invece, trova compimento nell’immagine centrale che rappresenta la pisside contenente le miracolose ostie, emblematicamente attorniato dai barberi delle dieci Contrade partecipanti alla Carriera. L’osservazione dell’opera inizia dai colori caldi e infuocati della dimensione terrestre fino all’azzurro intenso della dimensione celeste, culminante nella visione della Vergine che apre il proprio manto per proteggere Siena. Di eccezionale importanza artistica e simbolica è anche il Masgalano, realizzato da Vittoria Marziari e offerto dalla Lega Tumori di Siena. Un mammografo e una donna riprodotti in un bellissimo bassorilievo in argento. Un’opera carica di significati, visto il prezioso lavoro svolto dai tanti medici e operatori sanitari che, quotidianamente, mettono a disposizione della nostra Città le loro competenze e il loro impegno per combattere una tra le patologie più drammatiche del nostro tempo. Proprio nei mesi scorsi la Lega Tumori ha portato avanti, in collaborazione con le diciassette Consorelle, un’importante campagna di prevenzione tra le donne di Contrada attraverso un centro diagnostico mobile. Permettetemi, anche per questo, di fare un ringraziamento speciale proprio alla Lega Tumori Senese e al suo solido Presidente Franco Nobile, il lavoro che fanno è prezioso per tutta la comunità.  Infine, arriviamo al premio per il miglior Tamburino di Piazza che, per questa Carriera di luglio, è offerto dalla Contrada della Chiocciola ed è stato realizzato da Cecilia Rigacci, che ha fatto uno straordinario lavoro mettendo insieme abilità tecnica ed eleganza. Queste straordinarie opere d’arte e gli artisti che le hanno prodotte sono una parte importantissima del Palio. Ma ci sono anche altre persone che voglio ringraziare a conclusione di questo discorso, artisti anche loro. Tutti quelli che permettono la realizzazione della nostra Festa: i tanti operai, i tanti Vigili urbani, i tanti dipendenti comunali, i tanti senesi, i tanti contradaioli che lavorano notte e giorno e grazie ai quali questo favoloso capolavoro che è il Palio può realizzarsi. Un profondo ringraziamento, quindi, va anche a tutti loro.

Presentazione del drappellone di Marco Ciampolini: La cifra stilistica di Mori traspare, anche, dalla sua eclettica abilità nell’usare registri diversi per creare lavori capaci di contenere richiami alla miniatura e all’incisione. Ne sono un esempio i 15 stemmi delle antiche Consorterie senesi riportati in basso come a simulare una balaustra trecentesca. Quasi graffiti, ma riconoscibili, così da ricordare le famiglie senesi che contribuirono a rendere grande la città di Siena. Nell’opera risulta di forte incisività il cromatismo usato. Rosso, blu, giallo, celeste, arancione, amaranto danno maggiore incisività alla narrazione. L’abilità dell’artista sta proprio nella scelta delle tonalità e nei vari abbinamenti. Un’alternanza che richiama i componimenti musicali connotando di armonia l’intera opera. La stessa armonia di sensi che Francesco Mori sente nel cuore, come lui stesso ha affermato, quando chiude gli occhi pensando alla sua città natale: "una città gentile", capace di sentimenti nobili, di tradizioni in grado di sfidare il tempo, e di una storia in continuo divenire. Nel tempo della comunicazione diretta, senza mediazione, sembra che la pittura abbia perso il valore originario di alta e profonda divulgazione. È convinzione di molti che l'arte, ormai avulsa dal quotidiano, viva solo in campi ristretti, grazie all'azione di galleristi o critici in grado di sostenerla al pari di un qualsiasi prodotto commerciale. In questa situazione gli artisti sono piegati a un'estenuata ricerca del nuovo, per raggiungere un linguaggio originale 'modernissimo', magari provocatorio, in grado di imporsi sul mercato. Francesco Mori, maestro del colore e del disegno, ossia dei mezzi tradizionali del pittore, ci svela la falsità di queste convinzioni. Egli dimostra che anche oggi è possibile fare pittura senza l'assillo dell'originalità a tutti i costi. L'artista intende la pittura non come eccesso, ma come mestiere, non come mero prodotto da consumo, ma come lavoro di qualità estetica. Francesco Mori, che ha il dono di saper dipingere benissimo e di saper disegnare ancora meglio, e che ha una vasta cultura nel campo delle arti, essendo anche un ottimo storico, ci offre un'opera immediatamente intellegibile e ricca di significati. Osserviamo un drappellone solo in minima parte figurativo, non c'è il popolo festante, non ci sono i cavalli. In basso si delinea il profilo della città nel rosseggiare del giorno; in alto, la Vergine apre il suo mantello che quasi si confonde con l'oltremarino del cielo. Il resto del racconto è affidato ai simboli. Questi ultimi, pur nella loro semplicità, sono ricchi di contenuti, sono vessilli nei quali riconoscersi, rappresentano la sintesi di un concetto, costituiscono emblemi identitari di appartenenza religiosa, civile, politica. Le allusioni che nascono dalla combinazione dei simboli sono l'essenza del messaggio di questo drappellone. La Vergine, alta su Siena, apre il mantello, come una Madonna della Misericordia che accoglie e protegge la città, compito a cui allude la scritta sull'aureola, estrapolata da un celebre inno religioso senese: “la tua Siena difendi”. Le lettere che compongono il verso sono “17”: chiara allusione alle contrade e richiamo alla simbologia sacra dei numeri. L'aureola, a sua volta, non è un semplice disco ma è formata dalla luna, un simbolo della Vergine che risale all'Apocalisse, nella quale la Madonna viene descritta come donna vestita di sole con la luna ai piedi. Il mantello bordato d'oro su cui è ricamata una stella ricorda quelli delle madonne duccesche, così come il volto della Vergine, qui idealizzato sulla base di uno studio dal vero. La Madonna protegge Siena minacciata da un'aggressione pirotecnica di fuochi celesti che, senza il suo materno e amorevole scudo, si abbatterebbero inesorabili sulla città distruggendola. Questi lapilli infuocati solcano un cielo profondo, notturno, dove la luce naturale è assente e la sensazione è di gelo. Insomma una notte buia, allegoria di tanti mali di questo tempo presenti e roventi anche in Siena, che la Madonna cerca di arginare con l'ampio mantello. Così la notte, con le sue insidie, che partono da lontano, non prevarrà e la città sarà riscaldata da un sole raggiante. Non è una stella qualunque, ma il simbolo di Gesù, lo stesso presentato da San Bernardino durante le sue prediche, immagine di speranza nella fede come ricorda anche il trigramma che porta inciso: “Iesus Hominum Salvator”. In alto, il raggio sulla verticale del sole giunge al cuore della Madonna, in basso arriva a toccare la torre del Mangia, punta emergente della città. Ciò rafforza il legame della Vergine con Siena attraverso la mediazione di Cristo che scalda la città e sua volta la protegge. Ma un altro simbolo splende al centro del sole: si tratta della pisside con le sacre particole. La luce della speranza splende su Siena e i simboli delle contrade divengono parte del sole eucaristico con i colori della città. Sotto al cielo, che scala tutti i colori dell'iride, si distende Siena turrita. Il panorama è quello che si vede dall'Osservanza, con San Francesco, dove furono rubate le particole, e Provenzano dove furono ritrovate intatte. Il profilo della città è come introdotto da un antico parapetto in marmo scheggiato, corroso, lavato dal tempo, che mostra, come in una scultura civica trecentesca, i tre stemmi della città, dei terzi e del popolo, sui bordi dei quali sono incisi, anzi graffiti, le armi delle sue nobili casate. Insomma, questo drappellone è un manifesto della Siena gentile, filtrata attraverso i vessilli, i simboli, le sculture, i fondi oro, immagini della sua tradizione affascinante e sempre viva. A una lettura attenta emergono altri messaggi vibranti e intensi che hanno un significato profondo e attuale: Siena oggi ha bisogno di un futuro.

IL MASGALANO


Presentazione del Masgalano di Virginia Masoni: E’  una grande gioia  per me essere qua stasera per presentarvi il masgalano offerto alla città dalla Lega Tumori di Siena, ringrazio quindi con tutto il cuore il Presidente Franco Nobile e la Vicepresidente Gaia Tancredi, è un onore essere al loro fianco da tanti anni nella campagna di sensibilizzazione verso la prevenzione ai tumori, una grande forza il legame di affetto e stima che ci lega. L’artista che è stata scelta è una donna a tutto tondo forte e delicata: Vittoria Marziari. Vittoria ha un legame con l’arte scolpito nel suo DNA da sempre, fin da piccola amava modellare figure con la terra, crescendo ha continuato  il suo percorso di formazione all’istituto di Siena Duccio di Buoninsegna. Un dono quindi, come tutti i doni il grande desiderio di esprimerlo e la responsabilità di preservarlo. Vittoria ha custodito quindi nella sua anima questo legame viscerale con la scultura, nella sua piena vita per molti anni si è dedicata alla sua famiglia, all’insegnamento dell’arte in particolare ai pazienti dell’ospedale psichiatrico San Niccolò. Ha ripreso poi a pieno il suo  lavoro di artista! C’è tutta la sua essenza di complessa natura femminile nelle sue opere, creature di cui è madre, creature dove palpita un cuore aperto e libero. La sua arte si nutre della voglia di sperimentazione, Vittoria spazia magistalmente dalla tecnica del raku all’utilizzo della ceramica, del bronzo, del ferro, dell’acciaio. Quando ho visto per la prima volta le sue opere sono stata colpita dal forte senso di movimento che le pervade,  tensione verso l’alto, verso l’infinito. Le sue sculture sono riflessioni sulle emozioni più intime dell’animo umano e sulle sue inquietidini più profonde. Nel masgalano spicca sul fondo oro la figura sinuosa dall’effige classicheggiante di una donna in argento vivo e luminoso. Sta per sottoporsi ad un esame diagnostico grazie al più moderno macchinario per la diagnosi precoce del tumore al seno. Ecco quindi che Vittoria ha saputo fondere insieme al bronzo elementi classici di forma a linee che raccontano l’avanguardia moderna della ricerca medica. Il volto della donna è rivolto al fututo, futuro che passa dalla diagnosi medica preventiva, l’unica arma vera per difendere la propria vita. Questo il messaggio forte che la Lega Tumori lancia a tutte le donne: fare prevenzione significa difendere la vita. I tumori sono il male oscuro dei nostri tempi, guerrieri feroci ed implacabili che mietono vittime. La ricerca  e  la prevenzione sono gli unici alleati che abbiamo in questo conflitto. Una donna malata di tumore lotta per rimanere in vita prima che per se stessa per i propri figli. Cosa c’è di più crudele per una madre di non poter veder  crescere le proprie creature, cosa c’è di più crudele per un figlio  di affrontare la vita senza avere al  fianco la propria madre? Una donna malata di tumore ci insegna cosa significa difendere ogni istante della propria vita, lottare per esserci, per assaporare ogni attimo, ogni battito del proprio cuore e di quello delle persone amate. Queste donne affrontano con infinito coraggio il duro destino a loro imposto, hanno una forza interiore che non può essere descritta. Quando le accudiamo, ci ringraziano con occhi pieni di gratitudine vera, ma siamo noi a dover ringraziare loro per la lezione grande che ci danno. Io porto indelebili nel cuore gli esempi di due amiche speciali, Letizia e  Cristina, mi hanno mostrato come si vive, come si lotta, come si muore, come si rimane vivi nel cuore di chi si ama. Concludo con le parole di una poetessa senese Laura Nobile: 

“Resteremo, dovessero piegarsi le braccia.

Resteremo, anche a costo della morte.

E se gli occhi saranno asciutti, ormai...resteremo.

Sino a che il tempo non peserà su di noi,

e l’ultimo granello di sabbia ci coprirà.

Resteremo, su queste pietre dure.

Su un sorriso spezzato

a colmarlo di pianto. E se gli occhi saranno asciutti dopo,

resteremo...

Sino a che il vento non avrà cessato di soffiare

e ci lascerà vivere.”

Gaia Tancredi, Vice Presidente Legatumori Senese Sul Masgalano: Un’opera carica di significati, visto il prezioso lavoro svolto dai tanti medici che, quotidianamente, mettono a disposizione della città professionalità e competenze per combattere e annientare una delle patologie più critiche che solo la prevenzione può riuscire ad arginare. Nel Masgalano, il premio che ogni anno viene dato alla migliore comparsa che si è distinta per eleganza e dignità di portamento e coordinazione durante la sfilata del Corteo Storico, la mano e la creatività della Marziari hanno saputo trasformare l’argento in significazione. Significato e significante, infatti, sono entrambi presenti. In maniera forte. Non c’è niente di astratto. L’artista ha comunicato con un codice che va oltre le parole e lo scritto. Lo ha fatto attraverso l’arte, trasformandosi in una proiezione del destinatario alla quale ha aggiunto le sue peculiarità di emittente. Alterate anche le concezioni di primo e secondo piano. Nella sua creazione il mammografo e la donna si “leggono” sullo stesso piano. Un’adattazione spaziale giusta. L’uno a servizio dell’altra, consapevole del beneficio che può trarre dallo strumento diagnostico. La tecnologia e l’universo femminile tradotti in un bassorilievo di effetto su uno sfondo dove l’argento delle sculture è esaltato dal brillante riflesso dell’oro steso su una base in bronzo. Ma nell’opera della Marziari è facile riscontrare anche il felice connubio tra la modernità e il corpo della donna, generatrice di vita. Il mammografo riprodotto è quello di ultima generazione, mentre la figura femminile  richiama l’Art Déco, soprattutto nel drappeggio dell’abito oltre che nella raffinata bellezza della figura, racchiusa nel prezioso metallo: luminosa e morbida. Una narratività che si sviluppa in simbiosi, accompagnando lo sguardo in un racconto incentrato sulla vita. Un Masgalano, dunque, non solo di pregio per le capacità artistiche della realizzatrice, ma che già, di per sé, rappresenta un messaggio per favorire e incentivare la diffusione della prevenzione cosiddetta secondaria, "quella che permette – come ha ricordato Gaia Tancredi - vice presidente di Legatumori senese, presieduta da Franco Nobile -  di raggiungere oltre il 98% delle guarigioni".

PREMIO PER IL MIGLIOR TAMBURINO DI PIAZZA

                                                       

Il Priore della Chiocciola Mauro Sani presenta il premio per il Miglior Tamburino di Piazza: Se Siena ha una voce è senza dubbio quella del tamburo. C’è Sunto che suona è vero, ma quella è una voce sopra ogni altra voce; è il battito di un cuore che dà il tempo alla festa. Il tamburo invece è una sorta di movimento musicale continuo: dalle dita che giocherellano a tempo sui tavolini di scuole, case e uffici, fino ai ragazzi che si allenano con le mazze tra le strade, nei rioni. E poi, indossato dai monturati, il tamburo diventa la vera e più forte voce che esprime l’orgoglio, la dignità, la forza di un popolo. Dei tanti maestri che Siena vanta nell’arte del tamburo Silvano Bellaccini, per tutti “Bano”, è senza dubbio uno dei più indimenticati e indimenticabili della città. E’ per questo che la sua Chiocciola ha voluto offrire un premio alla memoria che sarà destinato al miglior tamburino che si distinguerà nel prossimo palio del 2 luglio 2015. Un gesto dovuto dal parte del Seggio e della Deputazione della Contrada della Chiocciola nei confronti di un uomo che, sia nel nostro rione, che in tutta Siena era considerato un “tutt’uno”con il suo tamburo. Il suo tamburo. La voce più dolce e preziosa con cui si faceva sentire forte e capire bene anche quando la malattia lo aveva costretto a non poter più usare la voce naturale. Ed è per ricordarlo alle generazioni di tamburini che con lui si sono allenati, hanno suonato e hanno studiato che nasce questo il trofeo. L’opera realizzata dall’artista chiocciolina Cecilia Rigacci, nasce da un’idea elegante, semplice e geniale. Nel lavoro di Cecilia infatti, c’è la volontà di omaggiare Silvano Bellaccini  ma, al contempo, la possibilità di fare in modo che la città tutta renda ancora una volta al nostro Bano l’omaggio che merita. Cecilia Rigacci realizza un tamburo bipartito di bianco e nero con in alto la scritta in oro “Miglior tamburino di Piazza - Luglio 2015”.  Al centro ritrae Bano riprendendo un’immagine notissima perché tratta da una fotografia dove Silvano si prepara inchinandosi per permettere agli alfieri di eseguire il “salto del fiocco”. Ma c’è un dettaglio ancor più delicato. La testa di Silvano si china davanti a una stella d’oro ad 8 punte che intervalla la scritta in alto, chiaro richiamo alla simbologia mariana, ovvero alla Vergine a cui è dedicato il Drappellone. Un gesto di riverenza alla Sena Civitas Virginis ma anche una sorta di richiamo puramente temporale: proprio mentre si esegue quella figura siamo infatti nel pieno svolgimento della Passeggiata Storica, a pochi minuti dalla corsa, e quello è il momento in cui il tamburino è in piazza, mostra con orgoglio il duro lavoro che lo ha portato fin lì con umiltà e passione a rappresentare il suo popolo, sognando magari - poco  dopo - di riprendere a suonare per cantarne la più bella vittoria. Intorno al tamburo, Cecilia Rigacci ha voluto riunire tutta Siena: ci sono infatti 17 mazze ciascuna donata dai tamburini che entreranno in piazza questo 2 luglio, e ciascuna è contrassegnata dai colori della propria Contrada. Generazioni che si passano di mano il testimone. In nome di Bano, in nome di un rispetto e di un’appartenenza che nascono da lontano. E’ infatti con amore ed orgoglio che questi ragazzi hanno accolto l’invito di Cecilia, perché quando Siena chiama, Siena c’è. Senza tanti fronzoli e con molta umiltà. E così i tamburini di oggi – il cui nome è scritto nel bordo del falsetto che tiene la pelle - hanno sposato l’idea dell’artista e l’hanno aiutata a rendere onore ad un grande senese e un grande maestro di tamburo. Un modello per loro. Ciascuno ha cercato la mazza più significativa, qualcosa di personale, di simbolico. Qualcuno ha anche accompagnato il dono con delle parole. Un grazie ci è quindi dovuto per questo lavoro che nasce dall’arte di Cecilia Rigacci ma si materializza per volontà di tante altre persone. L’unica mazza non allineata è quella della Chiocciola che è cinta da due anelli: uno con i colori della nostra contrada, l’altro d’oro. Quest’ultimo è destinato al dito del giovane che si aggiudicherà il trofeo. Siena si riunisce e si stringe in un’opera che simbolicamente è un abbraccio e che fa di diciassette melodie un unico coro, privo di sbavature. Un coro che, siamo certi, arriverà fin lassù, alle orecchie di Silvano Bellaccini. E Bano, che non finiva mai di studiare questa sua arte e di migliorare e di aiutare i ragazzi ad amare questo strumento come fosse una parte di loro stessi,  per una volta non troverà niente da dire: troverà questo coro perfetto e per lui avranno vinto tutti, avrà vinto il tamburo, avrà vinto la Siena più vera.

 

 

 

 

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