Schiacciate, stoppate e azioni spettacolari nella clip sulle tre stagioni trascorse da Lampley a Siena
I nostri viaggi nella memoria ci riportano all’inizio degli anni Novanta. L’estate di 30 anni fa è quella che segue l’approdo in A2, con la permanenza in panchina di Dado Lombardi e la conferma in blocco degli eroi della promozione (manca solo Pino Brumatti, che appende le scarpette al chiodo: al suo posto arriva il 22enne Stefano Vidili), oltre all’atteso inserimento nel roster di due atleti stranieri. Carlo Ciccarelli, general manager in quel periodo, pesca per la Ticino Assicurazioni l’usato sicuro Wendell Alexis (starà a Siena solo un anno, ma che anno…), e Lemone Lampley, statunitense giunto in viale Sclavo senza grandi aspettative, ma poi rimasto in biancoverde per ben tre stagioni.

Lampley è un lungo di 207 cm nato nel 1964 a Chicago. Ha la statura ma non la struttura del centro, probabilmente non ha neppure fondamentali eccellenti (ha un’ottima sospensione in “avvitamento”, quella sì) ma compensa con una mostruosa verticalità, che lo porta a prendere rimbalzi ben oltre l’anello, a stoppare, ad entusiasmare i tifosi con schiacciate rimaste nell’immaginario collettivo. E’ stato seconda scelta dei Sonics ma l’Nba non l’ha conosciuta, passando subito in Europa (Rieti, un bel marchio di fabbrica per i giovani statunitensi negli anni Ottanta, poi la Joventut Badalona) e rientrando nei piani della Mens Sana perché alla neopromossa serve un giocatore d’area. Sorride a tutti anche se l’unica parola vagamente italiana è il “bueno” (imparato in Spagna) che pronuncia all’inizio di ogni sua approssimativa frase: a Riva del Garda, 18 agosto, amichevole con Trieste, Dado lo vuol già tagliare poi in qualche modo i conflitti si appianano (anche perché, in definitiva, in società non ci sono tanti soldi da spendere) e Lampley si mette al servizio di questo coach così burbero e brontolone, che pure riesce a tirare fuori il meglio dalle sue possibilità. È così che Lemone mette insieme una stagione pazzesca: 33 partite e mai una volta al di sotto della doppia cifra offensiva (la media è di 18.8 punti, più 8.0 rimbalzi), una serie infinita di avversari rimandati al mittente dalle sue stoppate, marchio indelebile sulla nuova promozione della squadra, che stavolta sale in A1.
Qui, probabilmente, nascono i problemi. Perché di fronte alla prospettiva di un campionato nel quale servirebbe affiancargli un centro di ruolo, Lemone Lampley si ritrova invece accanto per diverse partite prima Frank Kornet, un numero quattro che fa canestro da fuori ma che è maledettamente incostante, e poi Cedric Jenkins, filiforme meteora proveniente dalla lega giapponese (…). Quando al capezzale della Ticino Assicurazioni, e di Lampley, arriva finalmente il roccioso Bob Thornton, Lemone produce numeri fenomenali (chiuderà con 9.9 rimbalzi a partita e sfiorando i 18 punti di media), la squadra si riequilibra e rincorre la salvezza ma nonostante la vittoria di Roma col Messaggero (25 punti e 14 rimbalzi del nostro, tanto per gradire), per la Mens Sana è il mesto ritorno in A2.
Se a Lombardi non era istintivamente piaciuto, con Valerio Bianchini è invece amore a prima vista. La terza, ed ultima, stagione di Lampley in biancoverde è probabilmente la migliore di sempre: Darren Daye, sua maestà, gli dà sicurezza e lui risponde con un’annata da…doppia cifra (18.9 punti e 10.6 rimbalzi), segnando tre volte più di 30 punti (high i 39 contro Napoli, sul neutro di Pesaro) e catturando in un’occasione, contro la capolista Reggio Emilia a dicembre, la bellezza di 20 rimbalzi in una sola gara. Quella Mens Sana però va a corrente alternata e getta alle ortiche la promozione nei playout perdendo contro Rimini e Fortitudo. Lampley saluta Siena andando a sfiorare la vittoria in Korac con la maglia di Trieste e poi in Grecia, dove la pressione dei tifosi lo stresserà talmente da fargli prendere la decisione di smettere col basket giocato e dedicarsi ad una nuova vita, all’insegna della religione e del sociale, fondando il M.O.C.C.H.A (Men of Color Connected for Higher Achievement), organizzazione che a Chicago si dedica ad aiutare i giovani di colore per realizzare il loro potenziale.
Matteo Tasso
Di seguito il link per vedere la clip video sui tre anni in biancoverde di Lemone Lampley: