La fondamentale normativa di Violante di Baviera che
disciplinava lo svolgimento delle carriere alla tonda.
Il 1721 segnò una svolta epocale nella plurisecolare storia della
nostra festa. Fino ad allora infatti, la partecipazione delle contrade al Palio
era volontaria ed inizialmente le adesioni furono scarse. Ma con il passare del
tempo, crescendo la passione popolare, la presenza delle contrade aumentò notevolmente.
Il Palio di luglio del 1720 fu corso da tutte e 17 le contrade ed al termine,l’oste Paci di Torrenieri, proprietario del cavallo del Bruco che vinse la
carriera, fu travolto ed ucciso.

L’anno successivo, stessa sorte capitò ad
altri due giovani, mentre in precedenza si erano già verificati altri episodi
simili, anche se senza vittime. Per porre un rimedio definitivo, la Balia
nominò un’apposita commissione ed
il 7 maggio 1721 fu emanato
il bando di
Violante di Baviera che regolava le corse del Palio. Anzitutto fu stabilita l
a
limitazione a 10 delle contrade partecipanti, sia per motivi di sicurezza, ma
anche perché, come si legge nel testo, risultava impossibile trovare cavalli di
medesima potenza per tutti. Venne creato un meccanismo di rotazione nella
partecipazione delle contrade: quelle non estratte nel Palio di luglio
precedente, sarebbero state preferite alle altre nel Palio di luglio successivo
(da ricordare come il Palio di agosto era allora considerato alla stregua di
uno straordinario, in quanto fatto ricorrere dalla contrade vincitrici o da
soggetti privati). Il bando statuiva che entro il mese di maggio le contrade
avrebbero dovuto riunirsi in assemblea per deliberare sulla partecipazione alla
carriera di luglio, mentre il primo giugno si sarebbe svolta l’adunanza dei
capitani per il sorteggio. Ma queste novità non furono ben accette da tutti come si evince da una lettera
inviata dall’Onda, rimasta “nel bossolo” nel
Palio di luglio del 1726, che
chiedeva ugualmente di correre, avendo ottenuto il consenso di molte altre
consorelle. L’Oca fece opposizione alla richiesta, sostenendo che tra coloro
che appoggiavano le richieste della contrada di Malborgheto ci fossero contrade
che non correvano quel Palio e quindi non interessate alla vicenda. La
Biccherna, chiamata a risolvere la questione, si astenne dal farlo. Fu allora
interpellata direttamente Violante di Baviera che dette ragione all’Oca.
Un’ulteriore protesta avverso le innovative regole fu quella sollevata nel 1730
con un documento firmato da tutti i capitani che chiedevano che le contrade
potessero tornare a scegliere i cavalli liberamente senza ricorrere più al
sorteggio. La Balia anche in questo caso respinse le richieste in quanto ciò
poteva creare problemi ad alcune contrade e, fatte salve quelle economicamente
più forti, le altre non avrebbero potuto trovare cavalli di uguale forza e
qualità, con il rischio sempre più crescente che le contrade meno danarose,
perdendo la speranza della vittoria, potessero astenersi dal correre, con
pregiudizio per lo svolgimento della festa che, così continuando, ammoniva la
Balia avrebbe rischiato di finire.
Altre norme contenute nel bando sono quelle che fissavano a
10 lire più scudi in caso di vittoria il compenso ai fantini, quella che
istituiva la figura del soprallasso ("nel venire in Piazza i fantini…..devono
comparire a cavallo, in altro cavallo fuori da quello descritto per la
corsa….."), nonché quella che obbligava le contrade che volevano entrare in
Piazza ad essere rappresentata da una comparsa di almeno 24 soldati vestiti
civilmente, potendo le contrade non partecipanti aggregarsi a quelle che
correvano per rendere più numerose le comparse. Questa norma, che ad una prima
lettura poteva risultare di poca importanza, assunse invece rilevanza notevole
tant’è che nel luglio 1722 l’Aquila fu fermata dalle altre contrade alla Bocca
del Casato in quanto presentava una comparsa numericamente non regolamentare e
quel Palio fu pertanto corso in 9.
Davide Donnini
Foto tratta da www.ilpalio.org