Emilio Lazzeri, squalificato a vita per essersi venduto.
Oggi raccontiamo la storia di un fantino che ha pagato a
caro prezzo la sua infedeltà verso la contrada per cui montava. Parliamo di
Emilio Lazzeri detto Fiammifero, nato a Volterra nel 1865, di professione
calzolaio che corse in totale 23 carriere vincendone due, entrambe per ilBruco, il Palio alla romana del 1894 e lo straordinario del 1896. Ma il Palio che
più ci interessa è quello del luglio 1901, quando Fiammifero difese (si fa per
dire……) i colori della Chiocciola montando una femmina baia di proprietà di
Amerigo Fossi. Con la cavalla più forte del lotto, Fiammifero prese sin dalla
partenza diversi colonnini di vantaggio sugli avversari ed il Palio sembrava
già in San Marco, quando al secondo Casato ecco il misfatto: il fantino,
certamente venduto, si buttò da cavallo simulando una caduta e lasciando così
la baia scossa, che fu poi superata dal Nicchio che vinse la carriera.

La
sceneggiata fu così maldestra che Fiammifero non solo
cadde in piedi ma
addirittura
all’interno del cavallo (scivolando quindi verso la Piazza, non
verso i palchi!). Per scappare alle ire dei chiocciolini che già pregustavano la
vittoria, il Lazzeri si rifugiò in mezzo ai carabinieri. Ma, scampato ai
cazzotti, non sfuggì alla legge. Quella sera stessa fu prima
rinchiuso in
Comune poi
tradotto in carcere dove fu detenuto per 8 giorni ed incriminato di
truffa per aver dolosamente perduto la corsa. In quei giorni il Prefetto di
Siena
Frumento, con una lettera al Sindaco Lisini, chiese
l’esclusione del
fantino dal Palio “potendo la sua figura essere di turbamento per l’ordine
pubblico”. Successivamente anche la Chiocciola, per mano dell’allora
Capitano
Tarugi e del
Priore Ercolani Onesti, ne chiesero
l’esclusione in perpetuo. La
contarda allegò pure l’ordinanza del Regio Tribunale che processò Fiammifero
assolvendolo dall’accusa di truffa
per mancanza di indizi perché “mancherebbe la
prova che veramente….la contrada della Chiocciola sia rimasta perdente….pel
tradimento del Lazzeri, giacché quando costui scese da cavallo a compiere la
corsa rimaneva più di un intero giro di Piazza Vittorio Emanuele….e non si può
escludere che il danno della perdita potesse avvenire per un altro evento…..”.
Inoltre per concretizzarsi la fattispecie di truffa occorre che il soggetto ne
tragga un ingiusto profitto nei confronti di qualcuno, cosa questa solo
presunta dal Tribunale, non conoscendosi l’entità ne le modalità del compenso
ottenuto da Fiammifero per vendersi. Il Tribunale quindi non rilevava la
truffa, ma risultava assai evidente l’infedeltà verso la contrada. Acquisiti
questi atti, la
Giunta Comunale “ritenuto che il Palio debba svolgersi con ogni
regolarità e che per l’avvenire si deve impedire il verificarsi di tali inconvenienti”,
squalificò a vita Fiammifero, il fantino infedele.
Davide Donnini
Foto tratta da www.ilpalio.org