Il fantino “sconosciuto” alle cronache.

Nell’appuntamento prenatalizio vogliamo raccontarvi una tragica ma avvincente storia del Palio dei nostri avi, i cui contenuti sono riemersi grazie all’egregio lavoro svolto da Michele Fiorini e dal gruppo Ricordi di Palio.
Agli inizi del XX secolo, i più forti fantini di Piazza erano Picino ed i due fratelli Menichetti di Manciano, Ermanno detto Popo ed Alfonso detto Nappa. Questi ultimi, spesso e volentieri, si scambiavano reciproci piaceri in corsa per favorire la vittoria dell’uno o dell’altro, ma anche per contrastare proprio quel Picino che i Menichetti consideravano il rivale più acerrimo. Il tutto fino al Palio di agosto 1907; in quell’occasione i Menichetti si schierarono in forze, potendo contare anche sull’apporto di un terzo fratello che corse nella Pantera, il meno conosciuto Santi, passato alla storia senza soprannome, ma ribattezzato in modo non ufficiale Brigante, appellativo che ci tornerà molto utile nel prosieguo del nostro racconto.

La manovra, neppure troppo nascosta, di Nappa nell’Aquila, che allargò vistosamente all’ultimo Casato per favorire il sorpasso di Popo nel Bruco, fu la classica goccia che fece traboccare il vaso: le proteste collettive del dopo Palio (ed in questo, Picino, fece pienamente la sua parte), spinsero il Comune ad adottare il famoso articolo 78 bis che, rimasto in vigore fino ai primi anni ’70, vietava la presenza contemporanea di due o più consanguinei sul tufo. I Menichetti non si vollero piegare alle imposizioni e, nel luglio, si ripresentarono assieme, Nappa nella Selva e Popo nel Bruco. Fu solo dopo alcune prove e con l’intervento delle autorità comunali che Nappa fu smontato, mentre Popo restò regolarmente a cavallo e corse con il solo scopo di vendicarsi nei confronti di Picino. Durante la carriera, il fantino del Bruco si fermò un giro per attendere l’odiato rivale per ostacolarlo, ma la manovra non riuscì e Picino vinse il Palio con i colori dell’Oca, mentre Popo, oltre all’onta della sconfitta, dovette subire pure quella della squalifica a vita. Eppure, e qui sta la scoperta fatta da Fiorini, due Menichetti tornarono comunque a correre contemporaneamente un Palio, quello di agosto 1911, utilizzando un escamotage che si rivelò molto efficace: il cambio di identità. Protagonista della vicenda, oltre al solito Nappa, fu un altro esponente della famiglia, un quarto fratello, tale Amerigo, sul quale nessun archivio riporta notizie, proprio perché, si ritiene che egli abbia corso quel Palio sotto mentite spoglie. A quella carriera infatti, il Bruco si presentò con un certo Settimio Salvucci, fantino esordiente e sconosciuto alle cronache. Ciò che ha fatto insospettire sulla vera identità del fantino del Bruco, è stato il nome di battesimo, Settimio, in quanto i Menichetti si “vantavano” di avere tra i loro parenti proprio un Settimio, che nella vita era un brigante, uno di quei malviventi che, nei secoli scorsi, imperversava taglieggiando tra boschi e campagne, e che perse la vita in uno scontro a fuoco con i carabinieri vicino a Santa Fiora. E’ certo quindi che Nappa ed Amerigo Menichetti, alias Settimio Salvucci, corsero entrambi quel Palio, vinto da Bubbolo nel Drago, il cui successo portò nelle tasche dei due fratelli un gran bel gruzzolo da spartirsi. L’imbroglio dei Menichetti fu però scoperto in breve tempo dai senesi che si presentarono al cospetto dei due fantini con intenti poco amichevoli, tanto da doverli costringere ad una rapida quanto rocambolesca fuga a cavallo da Siena. Braccati dai contradaioli e rallentati da un diluvio incessante, i fuggiaschi decisero di dividersi, e ad Amerigo, il meno conosciuto dei due, toccò il compito di portare in salvo il bottino conquistato sul Campo. Il giovane Menichetti, bagnato, infreddolito ed appiedato da un infortunio alla sua cavalcatura, riuscì comunque nell’impresa, ma il prezzo che dovette pagare fu altissimo in quanto, a causa dei postumi di una letale polmonite, contratta a seguito della tanta acqua presa durante la fuga, Amerigo perse la vita nel dicembre di quell’anno, ma il suo sacrificio non fu vano, in quanto grazie al suo coraggio, il natio Manciano lo ha ricordato, e lo ricorda tutt’ora come uno dei più grossi eroi che il paese abbia mai avuto nella propria storia.
Davide Donnini
Si ringraziano Michele Fiorini ed il gruppo “Ricordi di Palio” per il materiale fornito.