Bastiano ed Urbino trionfano nella carriera delle new entry.

Il Palio del 3 luglio 1978 rimarrà nella storia per essere stato un crocevia importante per la nostra festa: in quella carriera infatti si affacciarono prepotentemente nuovi protagonisti, uomini e cavalli, che di lì a poco avrebbero pesantemente lasciato il loro segno, mentre altri, per motivi differenti, talvolta anche drammatici, lasciarono la scena paliesca. Tra di loro l’apprezzato mossiere Atanasi, deceduto ad inizio anno, che fu sostituito dal giovane Carlo Palmieri, all’epoca starter delle regolari, che per 4 carriere fu il padrone, per altro non molto gradito dai contradaioli, del verrocchio. Fu quello, inoltre, il Palio dei grandi colpi di scena, il primo dei quali accadde alla tratta, quando i capitani, dopo una lunga discussione, decisero di scartare sia Panezio che Rimini.

I cavalli più attesi toccarono quindi alla Tartuca, che si portò in stalla Quebel, affidato poi a Canapino, alla Lupa ed alla Chiocciola che presero i chiacchierati Saputello ed Utrillo, per i quali furono inizialmente scelti Liscio e Valente, ed alla Selva con il promettente Urbino, montato dal giovane esordiente Silvano Vigni. Meno accreditate per la vittoria erano il Drago con Valeria e Grinta, la Torre con Umorista e Spillo, il Montone con Tornado e l’esordiente Cianchino, l’Onda con Timone ed Ercolino, l’Oca con Teseo II ed Aceto, la Pantera con Tessera e Bazzino. Le prove non furono prive di emozioni: nella prima, Valente, poco prima dell’ingresso di San Martino, affiancò e disarcionò Canapino da cavallo, episodio che fece scaturire violenti scontri tra chiocciolini e tartuchini. La questione non passò inosservata, tantoché la Giunta Comunale, riunitasi d’urgenza nella notte, squalificò, attraverso la procedura all’articolo 100 del regolamento, lo Zedde per il Palio in corso, e la Chiocciola dovette optare per un altro esordiente, Francesco Congiu, poi soprannominato Tremoto. Per la prova generale le cadute con conseguenti infortuni di Liscio e Spillo, cambiarono il Palio di Lupa e Torre che dovettero sostituire, a poche ore dalla carriera i rispettivi fantini: in Vallerozzi approdò pertanto Galletto, in Salicotto fece il suo esordio Albo Corchia detto Primula Rossa. La sera del 2 luglio, mentre il corteo storico sfilava sul tufo, un violento acquazzone rese impraticabile la pista, costringendo al rinvio della carriera al giorno successivo. La mossa di quel Palio fu alquanto convulsa ed occorse oltre mezz’ora prima che Palmieri riuscisse, non senza difficoltà, a trovare l’allineamento giusto. Onda e Selva furono le più svelte ad uscire dai canapi, incalzate dal Montone mentre, nelle retrovie, Aceto si “prendeva cura” del Corchia buttandolo in un palco e Canapino partiva attardato compromettendo le sue possibilità di vittoria. A San Martino il Manzi allargò vistosamente consentendo alla Selva di passare in testa, seguita da Montone e Chiocciola. Furono così tre fantini esordienti a giocarsi il drappellone di Marco Antonio Tanganelli. Bastiano, con la maestria di un veterano, e sfruttando la potenza di Urbino, respinse tutti gli attacchi di Tremoto e, dopo la sua caduta al secondo San Martino, di Cianchino, riportando così il cencio in Vallepiatta dopo 4 anni. Al termine di quel Palio nacquero così due stelle, quella di Urbino, destinata purtroppo a brillare per poco tempo nel firmamento del Palio, e quella del giovane Bastiano che, almeno fino al 1983 riuscì, con le sue ripetute vittorie, a diventare il più grosso rivale del grande Aceto.
Davide Donnini
Foto www.ilpalio.org