La vittoria della Tartuca ed il grande rifiuto del mossiere
Fare il mossiere al Palio di Siena è un onore, come può sicuramente confermare chi, almeno una volta nella vita, è salito sul verrocchio, ma allo stesso tempo è un onere che non tutti i designati a svolgere tale compito sono stati in grado di sostenere. Non sono rari, infatti, episodi di sparizioni, fughe o defezioni improvvise da parte di alcuni mossieri, come accadde, ad esempio, nell’agosto 1898, uno dei Palii più caotici di sempre. Le prime avvisaglie di una certa turbolenza si riscontrano subito dopo la tratta, che favorì nettamente l’Oca, con lo stesso cavallo con cui aveva vinto a luglio.

Nel vortice dei sospetti finì, suo malgrado, pure il mossiere Tito Sarrocchi, solo omonimo del grande scultore, che al Palio, alla fine corso in 8 per gli infortuni, più o meno gravi, dei soggetti di Drago e Pantera, neppure arrivò; poco prima dell’ingresso dei cavalli in Campo, Sarrocchi infatti si rifiutò di salire sul verrocchio ritenendo venuta meno la fiducia delle contrade nei suoi confronti, costringendo così le autorità civiche ad individuare nel vigile urbano Landozzi un improvvisato sostituto, riuscito comunque a svolgere onorevolmente il suo compito. Tutte le preoccupazioni dei contradaioli di un possibile cappotto di Fontebranda si dissolsero in breve tempo: Popò, fantino ocaiolo, finì nella morsa di Sciò, di Momo e di Pioviscola, fantini di Bruco, Selva e Torre che per i tre giri si presero cura del rivale, consentendo alla Tartuca di imporsi con un cavallo dal nome curioso, Gamba di Ferro, e con il fantino Angelo Volpi detto Bellino, che con questo successo aprì un filotto di 4 successi pressoché consecutivi fino al settembre 1900 (Palio che rimpiazzò quello di agosto, posticipato per l’assassinio del re Umberto I), fallendo solo la carriera di luglio 1899.
Davide Donnini
Foto www.ilpalio.org