MENS SANA, L'ATTESA PER IL MAIN SPONSOR DURA DA 491 GIORNI
News inserita il 18-10-2016
Maglie biancoverdi ancora tristemente vuote, nonostante più di un anno di trattative. Difficile in queste condizioni programmare il futuro

Il 14 giugno del 2015 la
Mens Sana usciva dal tunnel della serie B ed iniziava a riaccendere
l'interruttore della luce. Niente a che vedere con i riflettori del
passato, s'intende, ma un piccolo passo in avanti quello sì, dopo
che il fallimento di undici mesi prima si era portato via tutto,
ricordi esclusi ovviamente. Il 14 giugno del 2015 era, a ben vedere,
anche l'ultima uscita della Mens Sana con una maglia griffata,
marchiata cioè da uno sponsor: dal saluto di Gecom, l'unico brand
non facente parte del cosìddetto “indotto” che nell'ultimo
quarto di secolo abbia sposato la causa biancoverde, ad oggi, 18
ottobre 2016, sono trascorsi sedici mesi. Quattrocentonovantuno (491)
giorni volendo fare i puntigliosi in una situazione che rimane, a dir
poco, inspiegabile.
Inspiegabile ed
inspiegata al tempo stesso, perché né il vecchio né il nuovo corso
di quella che si chiama Mens Sana Basket 1871 sono fin qui riusciti a
motivare cosa realmente abbia ostacolato e continui ad ostacolare la
chiusura, positiva, di tutta una serie di trattative messe in piedi
(ce ne sono state tante, gli “spifferi” dicono questo in assenza
di comunicazioni più canoniche) da quel giugno di più di un anno
fa. Che poi, volendo tornare ancora un po' più indietro nel tempo,
stessa storia era capitata nel bel mezzo del crollo precedente. Anche
allora, si parla di un lasso di tempo considerevole che copre tutta
la stagione cestistica 2013/2014 (ma l'uscita dalle vicende sportive
del logo Mps era già chiara e manifestata), niente di fatto sul
fronte sponsorizzazioni, nonostante gli “spifferi”, sempre e solo
loro, indicassero trattative ben avviate e di alto livello, consone
ad una squadra che dominava in Italia e diceva la sua all'estero, poi
sparite nel nulla.
Chi o cosa impedisce alla
Mens Sana di trovare una partnership solida e tale da mettere in
sicurezza l'attuale stagione e da poter pianificare almeno la
prossima? Chi o cosa non vede di buon occhio una realtà che
nonostante tutto (le manette, i reati, le revoche dei titoli ed i
processi, quelli veri, che prima o poi verranno sono solo la parte
deteriore della storia, prima c'è ben altro e tutti lo sappiamo)
continua ad esprimere un seguito di pubblico apprezzabile per la
serie A2, oltre a schierare in campo la faccia pulita, e vincente,
dei suoi giovani giocatori? Chi o cosa mette i bastoni fra le ruote
(si è sentito dire anche questo, nel bel mezzo di una raffica di
“spifferi”) a tutta una serie di operazioni messe in piedi da
quando i nuovi soci, di maggioranza e di minoranza, si sono seduti al
tavolo per agganciare il tanto atteso main sponsor e convincerlo a
mettere il proprio nome sulle maglie biancoverdi?
Si è parlato di
congiunture economiche sfavorevoli, ma quelle (purtroppo) ci sono a
Siena come in qualsiasi angolo d'Italia e, a ben vedere, stona non
poco il fatto che in tutto il girone Ovest della serie A2 solo Mens
Sana e Viola Reggio Calabria siano ancora prive di un marchio ben
riconoscibile. Si sono tirati in ballo “vicini scomodi” e
addirittura “faide interne”, ma senza una spiegazione precisa e
dettagliata di quanto sopra si rimane nel solito limbo
controproducente, quello delle chiacchiere. Il dato di fatto
rimangono quei 491 giorni in canotta tutta bianca o tutta verde, la
prospettiva è che si debbano oltrepassare i 500 senza sostanziali
novità, la paura è che avvicinarsi a quota 600 implichi una nuova,
ennesima, chiamata alle armi, anzi al portafogli, di quelli che la
Mens Sana la sostengono, ma solo per passione. Possiamo, tutti
quanti, permettercelo?
Matteo Tasso
foto
mens sana basket 1871
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