MENS SANA A IMOLA: 26 ANNI DOPO TORNA IL TABÙ DEL PALARUGGI
News inserita il 30-04-2016
L'avversaria dei biancoverdi è tornata a giocare nel piccolo impianto vicino all'autodromo, teatro nel 1990 di una bollente sfida per la promozione in A2
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La Mens Sana si appresta
a rientrare al PalaRuggi. Ci torna ventisei anni dopo un altro
playoff, quello che nel 1990 ne sancì il ritorno in A2 dalla serie
cadetta, sempre contro l’Andrea Costa: da allora le strade dei due
clubs sono tornate altre volte ad incrociarsi, anche in un ottavo di
finale per lo scudetto (era la primavera del 2000) ma mai a Imola,
perché l’impianto della città situata lungo la via Emilia era
stato “abbandonato” a favore del PalaCattani, in quel Faenza.
LA
STORIA Gara-2 dello spareggio per salire dalla B d’Eccellenza
si gioca sabato 12 maggio, anticipando di un giorno per evitare la
congestione col gran premio di F1 che si corre la domenica (lo
vincerà Riccardo Patrese, sul gradino più basso del podio sale
Alessandro Nannini) a nemmeno duecento metri dalle porte del
palazzetto dello sport intitolato all’ex sindaco Amedeo Ruggi. Una
piccola “bombonera”, con i finestroni triangolari che toccano il
soffitto, due gradinate ai lati del campo ed una tribunetta in tubi
innocenti dietro uno dei due canestri, mentre sull’altro lato c’è
giusto un corridoio sopraelevato di passaggio che fa da balconata per
chi, nelle grandi occasioni, non ha trovato posto a sedere.
L’organizzazione dell’Andrea Costa fa il possibile, va detto, ma
la location (si direbbe oggi) è clamorosamente inadeguata alla
portata dell’evento: trecento biglietti, non uno di più, vanno ai
tifosi di Siena, che pure entrano quasi in quattrocento e sono
stipati in un settore che ne contiene poco più della metà,
adiacente la “curva” imolese e con un plexiglass approntato,
all’ultimo tuffo e male (si romperà durante il primo tempo e
causerà conseguenze spiacevoli), per non farli esondare sulla
panchina dove siedono i giocatori biancoverdi, tutto intorno la
passione dei biancorossi di casa ed un caldo soffocante, con l’aria
irrespirabile anche per chi gioca.
Non
ha mai vinto la Mens Sana, in quell’impianto. L’ha mandata al
tappeto (83-79) un paio di anni prima Maurizio Lasi, che giocava
dall’altra parte, estromettendola dalla corsa al playoff (nel quale
Imola è poi stata fatta fuori, 2-0, dalla Verona di Pastori,
Brumatti e ovviamente Lombardi), è andata allo stesso modo l’anno
precedente (67-66 all’ultimo tuffo, con la panchina di Ezio
Cardaioli che ha iniziato a traballare dopo sole quattro giornate),
stessa storia pure nella regular season appena terminata (85-79),
nonostante la differenza di valori sembrasse evidente. Il tarlo di
una nuova sconfitta si ingenera, ma la Ticino parte forte e tocca
anche il +11, gestita dall’esperienza di Pino Brumatti e dai tiri
di Mimmo Giroldi: qualcuno, in tribuna, già sogna di tagliare le
retine sul campo degli avversari e tornare a Siena con la promozione
in tasca, ma si devono fare i conti col grande orgoglio dei padroni
di casa (li allena “Bibò” Sassoli, scuola Fortitudo) e con
l’arbitraggio dei brindisini Carone e Mellone, che perde di mano la
partita facendola diventare una tonnara nella quale alla Mens Sana
saltano i nervi. Dopo l’intervallo Battisti si vede fischiati
quarto e quinto fallo (con tecnico per proteste), poi i due
sfondamenti sanzionati a Brumatti e Pastori che girano la partita,
mentre “Dado” getta nella mischia il 19enne Frosini e quasi si
arrampica sul tavolo dei segnapunti lanciando parole di fuoco al
patron locale, Cremonini: la riscossa imolese la guidano Marchi,
playmaker tutto sostanza sceso in B da Montecatini, e l'eroe per una
notte Cavicchioli, ma il sorpasso e la vittoria della Benati portano
la firma di “Bob” Ravaglia, il più grande scorer che le minors
italiane abbiano conosciuto negli anni Ottanta, oltre che il babbo
dello sfortunatissimo Enrico detto “Chicco”. Che, quattordicenne,
quella partita se la sta guardando in balaustra, come sempre assieme
agli ultras biancorossi.
Finisce
57-55 per Imola, con una festa da capogiro mentre la Mens Sana e la
sua gente schiumano di rabbia. Otto giorni dopo, lo spareggio in
viale Sclavo non avrà storia (87-50 e promozione in A2 per la
Ticino), ma a distanza di 26 anni il tabù del PalaRuggi è sempre lì
da abbattere.
Matteo
Tasso (da "Il Corriere di Siena" 30/04/2016) foto tratta dal volume "A come Mens Sana"
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