SALVATAGGIO MENS SANA: ADESSO FUORI I NUMERI
News inserita il 26-02-2016
La Polisportiva pensa al "disimpegno", gli imprenditori ancora non escono allo scoperto. Per il momento si muovono (e spendono) solo i tifosi

Delineate le forze in campo, arriva
il momento di scoprire le carte in tavola. Procede il tentativo di salvataggio
della Mens Sana Basket 1871 all’indomani del patatrac contabile che ne ha
terremotato il cda e portato a termine l’esperienza di Piero Ricci al timone
della Polisportiva, una dichiarazione di resa incondizionata dopo il tentativo
(riuscito sul campo, decisamente non altrove) di rifarsi in fretta il trucco
all’indomani del disastro 2014, targato Mens Sana Basket: l’incontro delle
ultime ore fra i reggenti della Polisportiva ed i rappresentanti della neonata
associazione “Io tifo Mens Sana” è un passo importante, perché fa emergere la
disponibilità della cosiddetta casa-madre a disimpegnarsi (la sostanza è
questa, seppur con parole soft) quanto prima dal capitolo basket, almeno a
livello professionistico, e perché dovrebbe aver aperto una prima finestra
sull’effettivo disavanzo esistente nelle casse di un club andato vicino al
default a pochi mesi dalla propria nascita. La questione delle cifre, in
una vicenda che rimane fumosa in molte delle sue sfaccettature, è come sempre
succede la più spinosa. Ne ballano troppe, di cifre, da quando (tardivamente)
si è alzata bandiera bianca, o almeno lo si è fatto nella forma (ad oggi buona
parte del cda dimissionario risulta infatti al lavoro per trovare una
soluzione, addirittura assieme a chi parrebbe destinato a prenderne a breve il
posto….urge un buon analista politico per sbrogliare la matassa): la “forbice”
sta fra i 309 ed i 600 mila euro (questi ultimi dovrebbero essere la proiezione
su giugno 2016 del gap esistente, 309 appunto, a fine 2015), ma fino a quando
non ci sarà la tanto attesa due diligence a certificare gli ammanchi, si può
correre il rischio di ascoltare pure chi, in queste ore, sostiene che il
disavanzo supererebbe addirittura il milione di euro e finire per perdere la
pazienza. Oltre al sonno. Dato per certo che l’8 marzo l’assemblea della
Polisportiva prenderà una decisione sul provare o meno a salvare l’annata, nei
prossimi giorni a venire allo scoperto dovrà essere la società consortile che
si propone di attrarre imprenditori in grado di supportare un progetto credibile
dal 30 giugno in poi: altrove l’idea di un consorzio (Varese e soprattutto
Trento) ha funzionato e sta funzionando, a Siena è un soggetto completamente
nuovo che, solo per questo motivo, merita di essere osservato con occhi liberi
da pregiudizio, in modo da rendersi finalmente conto di quanti “mecenati”
esistano nel business locale (magari anche fuori) realmente interessati alla
Mens Sana. Postilla, doverosa, sulle
iniziative popolari di raccolta fondi. Riscalda il cuore sapere che un tifoso
qualunque, pur di salvare la propria passione sportiva , si tolga di tasca
qualche sudatissimo foglio da 100 euro, ma spiace rendersi conto ancora una
volta che tutto questo interesse (non solo mediatico) nei confronti dei tifosi
venga a galla solo nel momento del bisogno. Quello estremo, soprattutto. Sì, perché
a meno di interventi divini una parte di quei 309 mila euro (o 600) di
disavanzo si conta di coprirli con i proventi di “salviamo la menssana”, di “savemenssanabasket”,
di “basketsiena” o, più in generale, di “iotifomenssana”, l’associazione che
dovrebbe tirare le fila del mutuo soccorso al capezzale di viale Sclavo: in una
situazione ideale, i “buchi” li dovrebbe chiudere chi può permettersi di
considerare la Mens Sana un business per la propria attività lavorativa, mentre
l’azionariato popolare rappresenterebbe il “tesoretto” da far entrare in scena
a conti risanati; in una situazione ideale, appunto… Tanto di cappello, nel
frattempo, ai vari Marco Crespi, Ale Magro, Matt Janning ed agli altri
testimonial, paganti, che si uniranno nei prossimi giorni. Dimostrano tutti di
avere Siena nel cuore e vanno tutti ringraziati, come loro stanno facendo con
la città che li ha adottati, sostenuti e resi abbastanza celebri. Si attende,
in silenzio (come da manuale del perfetto benefattore), qualcosa del genere
pure da altri protagonisti del passato. Non necessariamente “forestieri”. Matteo Tasso
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