PASSO INDIETRO SOUNDREEF, IN TRASFERTA SERVE BEN ALTRA CONSISTENZA

News inserita il 17-10-2017 - Mens sana Basket

A Trapani pagati il pessimo approccio ed una difesa ancora da costruire. Turner impalpabile lontano dal PalaEstra

La cosa migliore è resettare, rimettersi al lavoro e concentrarsi, bene, sul prossimo impegno. Tutta da dimenticare la trasferta di Trapani per una Soundreef mai entrata in partita, bruttissima copia della squadra che una settimana prima aveva asfaltato Agrigento: passo indietro, per come si è concretizzato, che certo non fa bene al processo di crescita cui coach Giulio Griccioli ed il suo staff stanno lavorando in palestra, un vero e proprio schiaffo al quale è auspicabile una reazione immediata, se non sul piano del gioco almeno su quello umorale. Perché è proprio sotto il profilo dell’atteggiamento che la Mens Sana, in Sicilia, ha offerto una prestazione assai deludente.

La sensazione che oggi, a tre settimane dall’inizio del campionato e (per fortuna) con sei mesi di stagione regolare, ancora tutti da scrivere, la Soundreef produca un basket ben poco spendibile lontano dalle mura amiche è una sensazione forte.

Manca la quantità difensiva, a questa Mens Sana di avvio torneo, e senza difesa in trasferta non si vince, a meno che non si compiano miracoli nell’altra metà campo: non è avvenuto a Trapani, con Turner tornato ai livelli di Casale Monferrato (on the road, l’esterno statunitense viaggia con 6 su 27…) e la regia di Saccaggi (uno dei pochissimi, in verità, a vedere il canestro) scesa di tono nel produrre quel penetra e scarica che aveva ben funzionato contro Agrigento per mettere in ritmo le tante potenziali mani calde esistenti nel roster senese. Un contesto nel quale torna di drammatica attualità l’assenza di Cappelletti, perché su Cappelletti erano stati costruiti buona parte dei giochi offensivi della Soundreef e per riconvertirsi ad un sistema diverso, questo va detto in assoluta onestà, servirà ancora molto tempo. Il solo Ebanks, domenica scorsa, ha lasciato una traccia degna di nota, pur col rovescio della medaglia costituito dalla scarsa propensione alla difesa che lo caratterizza, certo non una sorpresa ma un fattore (anche questo) sul quale si dovrà lavorare molto nei mesi a venire.

Il rebus alla soluzione del quale lo staff tecnico di viale Sclavo deve quanto prima riuscire a mettere mano, è però la consistenza della difesa. Sì, perché scendere in campo e beccare, in appena 1’51”, uno 0-10 di parziale denota un approccio tutt’altro che ideale al clima partita, ma l’alert vero e proprio si accende nel momento in cui a quel break non viene posto un argine e gli avversari continuano a macinare gioco e punti, 27 a fine primo quarto, 54 una manciata di secondi dopo l’intervallo, quando il gap diventa di 23 lunghezze e il sipario è già virtualmente calato sopra le teste di Lestini e compagni. Le cifre dicono che, a fine gara, la Mens Sana ha concesso il 52.5% di realizzazione all’attacco di casa e, al netto di un avvio nel quale Jefferson ha prodotto canestri completamente fuori dai giochi (opzione comunque prevedibile), i tiri concessi alla Lighthouse sono stati in gran parte puliti, ad alta percentuale di realizzazione.

Al ritorno in palestra, questa mattina, di carne da mettere al fuoco ce n’è davvero molta.

Matteo Tasso

foto tratta da profilo fb Mens Sana Basket 1871

 

 

 

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