MORETTI E LA MENS SANA, UN AMORE SBOCCIATO NEGLI ANNI OTTANTA

News inserita il 31-07-2018 - Mens sana Basket

A ritroso nel passato biancoverde del coach: fu il bravo Luca Finetti a scoprirlo ed a portarlo in viale Sclavo

 

Non puoi parlare di Paolo Moretti, del Moretti senese che sta per iniziare la sua prima stagione da head coach biancoverde, senza rivolgere un pensiero a Luca Finetti. Talent scout come pochi altri se ne sono visti dalle nostre parti, dimenticato troppo in fretta dalla Mens Sana dei grandi successi con una porta sbattuta in faccia (o quasi), fu lui a portare Paolino in viale Sclavo poco più che quattordicenne, a metà degli anni Ottanta. Epoca nella quale, al massimo, girava qualche videocassetta, altro che internet, youtube o social networks per tenersi aggiornati.

La storia non si fa con i se ed i ma, d’accordo, però se Luca Finetti, guru del settore giovanile mensanino di allora, non avesse convinto quel ragazzino filiforme, suo babbo Silvano e sua mamma Fernanda a compiere il tragitto Arezzo-Siena ed a venire ad indossare la maglia biancoverde (che allora era biancoblu, decidevano le…merendine Parmalat), molte cose dalle nostre parti, probabilmente, sarebbero andate in maniera diversa.
Senza Moretti, che troviamo già immortalato nella foto di squadra dell’ultima A2 (stagione 1985/86: un film dell’orrore, o quasi, girato tra i baffetti di Jim Johnstone, il rilassamento addominale di C.J. Kupec, l’inutile cambio in panca fra Rinaldi e Arrigoni e tante altre storie di segno negativo), i riflettori del basket tricolore non si sarebbero probabilmente mai riaccesi sulla Mens Sana, scivolata a quei tempi in una serie B anonima (eppure di grande qualità cestistica, se paragonata all’odierna), nella quale gli addetti ai lavori presero subito nota sul conto di quell’adolescente che dominava le categorie giovanili e iniziava a farsi largo fra i senior. Il Prof Ezio, tornato sulla panca di casa con alterne fortune (il materiale umano era quello che era, dal grigiore emergeva giusto il buon “Doge” Lorenzo Carraro, ancora in grado di regalare emozioni nonostante si avviasse verso i quaranta), lo gettava nella mischia e Paolo ripagava la fiducia dello staff, il vice era proprio Luca Finetti, a volte anche incantando: giocò una partita memorabile mettendo al tappeto l’ambiziosa Trieste di Boscia Tanjevic e uscendo acclamato da tutto il palasport, come non succedeva dai tempi di Giorgio Bucci (non proprio l’ultimo arrivato nel cuore dei tifosi Mens Sana) e con Cardaioli che gli alzò il braccio come si fa ai pugili vittoriosi (a Bucci non lo avrebbe mai fatto, ma questa è un’altra storia), si ripeté anche in una sfortunata domenica al cospetto dell’imbattibile capolista Verona, con gli scaligeri cacciati indietro di 16 punti ma poi rientrati fino a vincere grazie ad un pazzesco ciuff da metà campo di Claudio Capone (nota a margine: a distanza di 30 anni, i 4” che rimanevano sul cronometro devono ancora giocarsi perché quel canestro gelò il sangue nelle vene pure agli arbitri, che videro bene di togliersi il fischietto e guadagnare la via degli spogliatoi a gambe levate), ebbe addirittura la benedizione di Drazen Petrovic, che nell’autunno del 1987 passava da Siena col suo Cibona delle meraviglie per disputare un torneo-evento promozionale (il campionissimo slavo e i giocatori della nostra Mister Day erano legati dallo stesso brand di calzature sportive, la Kronos, il che dà ragione a chi, secoli fa, inventò la storiella dell’abito che non fa il monaco) durante il quale i ragazzini senesi si sciroppavano, felici, file chilometriche pur di avere sulla Smemoranda l’autografo del “Diavolo di Sebenico”. E poi si accodavano al “miglior 1970 italiano”, Paolino of course, il quale nascondeva l’emozione dietro i suoi riccioloni neri ma vergava una firma dietro l’altra e dava il cinque ai suoi piccoli fans.
Sempre alla voce “se e ma”. Senza la cessione di Moretti a Verona, siamo nel 1988 e la Glaxo recapita in viale Sclavo una cifra vicina ai due miliardi di lire (così almeno si disse), non sarebbe mai stata costruita da Giancarlo Rossi e dal buon Beppe Ciupi la Mens Sana dei Lasi, Pastori, Battisti, Giroldi (e un anno dopo Brumatti e Lombardi) che spiccò il volo verso l’A2 e a seguire l’A1. Senza il ritorno a metà stagione di Moretti a Siena, e qui abbiamo fatto un salto triplo avanti (addirittura al 1999), la Mens Sana sarebbe scivolata in A2: si salvò invece in extremis, quella pazza squadra che da gennaio ebbe al timone l’esuberante (aggettivo friendly…) Dodo Rusconi, e Moretti ci mise ben del suo con lampi di classe che ne ricordavano i giorni migliori, vissuti lontano da Siena fra Bologna, la Grecia e l’azzurro della Nazionale. Contro la Benetton, ad esempio, recuperando quasi da solo 13 punti di scarto e beccandosi la stessa ovazione ricevuta 11 anni prima nel momento in cui, compiuto il quinto fallo, lasciò i suoi sopra di due e palla in mano, con appena una manciata di secondi da far scorrere: uscito Paolo, la pazzia dei compagni si riprese la scena (Ashraf Amaya, ragazzone dell’Illinois reduce dal bronzo iridato con una nazionale Usa affatto trascendentale, rimettendo da fondo campo sparò il pallone sul retro del proprio canestro: un’impresa che, ancora oggi, i nonni raccontano nelle notti d’inverno ai nipoti per far loro comprendere che non di soli Zukauskas, Stonerook o Hackett ci si è nutriti in quel palasport) e la Ducato Gestioni, all’epoca ci chiamavamo così, si suicidò nell’azione successiva. Perdendo in maniera più tragicomica che ignobile, a dire il vero.
A proposito, senza la primissima chiamata della Mens Sana, Paolo Moretti forse non avrebbe mai incontrato Mariolina. Un’unione, la loro, nata più di 30 anni fa sui banchi di scuola all’istituto Sarrocchi. Davide, il primogenito di Paolino e mamma “Mario”, studia e gioca a Texas Tech University, è fra gli Under 20 Azzurri, ha già ricevuto la chiamata di Meo Sacchetti nell’Italia senior. Luca Finetti, scoutizzandolo da lassù, sorriderà sornione come ai bei tempi.

Matteo Tasso

Foto 1 Paolo Moretti in maglia Mister Day nella stagione 1986/87, alla sua destra Omar Serravalli, a sinistra Luciano Bosio
Foto 2 Luca Finetti (tratta dallo year book Mens Sana 1988/89)

 

 

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