METAMORFOSI MENS SANA, ADESSO L’OBIETTIVO SONO I PLAYOFF

News inserita il 14-03-2023 - Mens sana Basket

Le vittorie in rimonta su Quarrata e nella stracittadina con la Virtus hanno cambiato passo alla squadra di Binella

Da quando i medici gli hanno dato l’ok per tornare sul parquet, Vittorio Tognazzi ha viaggiato a 16.9 punti di media partita. Delle nove partite disputate potendo finalmente contare su quello che già nella scorsa stagione era stato il suo più importante riferimento offensivo (Tognazzi aveva concluso il campionato ‘21/’22 a 16.8 punti per gara: la differenza, non trascurabile, è che la Mens Sana si trovava al piano di sotto, in C Silver), la Named ne ha vinte quattro, tre delle quali conquistate nelle ultime quattro uscite, un filotto di successi che ha visto il play-guardia biancoverde scrivere 23 al termine della serata di ordinaria amministrazione davanti ai ragazzini del Don Bosco, 28 nella ben più complessa rimonta su Quarrata, 21 quando la sirena del PalaEstra, due giorni fa, ha sentenziato l’entusiasmante sorpasso ai danni della Virtus.
Basta il rientro in grande stile di Tognazzi per spiegare la metamorfosi compiuta dalla squadra di Pierfrancesco Binella nell’ultimo mese e mezzo? Ni, perché se è vero che un giocatore di irruenza offensiva, come lo ha definito il suo allenatore appena qualche giorno fa, alla Mens Sana è mancato terribilmente, soprattutto nel periodo delle cinque sconfitte patite a cavallo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, è altrettanto indiscutibile che lo scatto in avanti arrivi da tutta quella serie di compagni (Menconi, Iozzi e Sabia tra gli altri) che verso le “zingarate” offensive di Tognazzi hanno compiuto un passo di avvicinamento senza per questo dimenticare l’organizzazione e le giocate di sistema che avevano permesso a capitan Pannini e compagni di centrare risultati comunque al di sopra delle aspettative almeno fino a dicembre. Anche perché la Named, sono sempre parole di Binella, alla lunga diventa più scoutizzabile per gli avversari se e quando decide di attaccare a testa bassa con l’unico obiettivo di avvicinarsi al ferro e buttarla dentro, o quantomeno cercare un contatto per prendere un fallo e andare in lunetta.
Lupus in fabula, la questione tiri liberi è l’altra cartina tornasole del momento biancoverde.

Allenabile o meno che sia (la meccanica di tiro a canestro è sempre quella e mettersi in palestra a provarla e riprovarla può far solo bene, d’accordo, le condizioni ambientali, umorali e anche psicofisiche della partita sono però ben altro rispetto all’allenamento), la percentuale di realizzazione dalla linea della carità nei finali di gara contro Quarrata e Virtus è l’altro riflettore acceso sul percorso recente della Named: il 9 su 11 (5 su 6 Tognazzi, 4 su 5 Menconi) tra il 30’ e il 40’ della prima partita e l’8 su 10 (4 su 4 Tognazzi, 4 su 4 Menconi, sempre loro) nell’ultimo periodo della seconda sono i puntelli sui quali la Mens Sana si è finalmente tolta la scimmia all’indomani di una serie di sconfitte in fotocopia, patite tutte (o quasi) facendosi rimontare vantaggi anche importanti e steccando a più riprese proprio dalla lunetta negli ultimi giri di lancette. E, va detto, per quanto la partita avesse avuto sviluppo differente e l’avversario fosse di diversa caratura, già il 23 su 28 fatto registrare contro Livorno era sentore di quanto questa inversione di tendenza stesse maturando.
Non sono mai venute meno, in compenso, né la volontà né l’intensità che la squadra (pur con tutti i suoi limiti, che ci sono e con i quali si tornerà a fare i conti anche dopo l’euforia del derby: già quella di domenica prossima contro Lucca è una sfida molto complessa) sta mostrando da inizio stagione. È una questione di DNA, dicono in molti, è la spinta che ti dà un tifo che è blasfemo continuare a costringere tra i Dilettanti (con la lettera maiuscola, sia chiaro!), non si può non affermarlo dopo quanto visto/sentito domenica sera sui due lati biancoverdi del palasport (un plauso se lo meritano comunque anche i tanti ragazzini, e famiglie, giunti da via Vivaldi: aver intonato, anche loro, la Verbena a inizio partita è stata una gradita novità in questa stagione di C Gold a tinte senesi), ma soprattutto è un atteggiamento di disponibilità di ciascuno dei giocatori mensanini verso un progetto, tecnico e tattico, che non poteva e non può prescindere dal vincerle con la difesa, le partite.
In quest’ottica, dopo aver sentito per tutta l’estate parlare (o sparlare?) di squadra materasso con la prospettiva di vincere (nella migliore delle ipotesi) 3 o 4 partite e di perdere tutte le altre mettendosi in saccoccia ventelli e trentelli, la stagione che la Mens Sana sta adesso provando a indirizzare verso i playoff rappresenta un piccolo-grande miracolo compiuto proprio da tutti quelli che fino a ieri erano considerati giocatori buoni al massimo per una C Silver e che, invece, lo scalino tra le due categorie non lo hanno patito affatto.
Bisognerà salutarne qualcuno, forse anche qualcuno in più, nel momento in cui dovesse (finalmente) concretizzarsi il tanto atteso cambio di passo di tutto ciò che ruota attorno al vecchio e rovinato parquet di viale Sclavo, ma sarà un saluto carico di gratitudine per lo spirito e la dignità con la quale ciascuno di loro ha indossato quella maglia. Una maglia che porta con sé storia, successi e tante altre belle cose (nessuno dimentica le macchie, sia chiaro, ma sono mani sporche ad aver macchiato la maglia e non viceversa), una maglia però che a questi livelli è pesante da indossare. Come nessun altra.
Matteo Tasso

foto Mens Sana Basketball Academy

 

 

Galleria Fotografica

Web tv