Tognazzi (23) e Sabia trascinano i biancoverdi, ma l'infermeria torna a riempirsi: si infortunano anche Empilo e Pannini
NAMED MENS SANA-DON BOSCO LIVORNO 93-74 (26-15; 48-32; 69-53)
MENS SANA: Buca 11, Pannini 4, Iozzi 9, Menconi 13, Empilo 3, Milano 3, Sabia 17, Bovo 7, Tognazzi 23, Bacci 3. All: Binella.
LIVORNO: Ciano 12, Santini, Dodoli, Baroni, Maniaci 7, Carlotti 3, Lamperi 14, Giachetti 7, Rovetto, Deri 9, Mori 20, Balestri 2. All: Barilla.
ARBITRI: Panelli (Montecatini), Baldini (Castelfiorentino).
Missione compiuta, ma a carissimo prezzo.

Buona la partenza dei biancoverdi, che affidano a Tognazzi il compito di attaccare il ferro (l’esterno firma dieci punti nel primo periodo) e aprire gli spazi per le conclusioni da fuori di Iozzi ed Empilo: la Mens Sana tocca il +10 (19-9) cercando qualche variazione sul tema nella metà campo difensiva, dove la zona chiamata da Binella fa calare il ritmo labronico. La strada imboccata è quella giusta e allo strappo dei padroni di casa (37-17 al 13’) partecipano anche Menconi e Sabia, arrivati dalla panchina per gestire le energie di una squadra che ha rotazioni limitate e che per motivi contingenti si vede costretta a gettare nella mischia anche Milano, tornato in campo nove mesi dopo la rottura del legamento del ginocchio.
Named che rimane in controllo anche dopo l’intervallo lungo, seppur il terzo periodo sia tutto meno che brillante (su entrambi i versanti, a dire il vero) e veda il Don Bosco ripresentarsi a -13 (64-51) grazie alle iniziative di Mori e Ciano, ricacciate a distanza di sicurezza da una tripla dall’angolo di Bovo. Livorno cerca di rifarsi sotto (79-67) anche nell’ultimo periodo, giocando la carta della pressione a tutto campo su una Mens Sana che inizia ad essere meno lucida e reattiva, ma una schiacciata di Buca e il sigillo da fuori di Milano (90-70) scrivono i titoli di coda sulla gelida serata trascorsa sotto le volte del vecchio PalaEstra.
Matteo Tasso