LA SITUAZIONE IN SUDAN A 15 MESI DALL'INIZIO DEGLI SCONTRI

News inserita il 22-07-2024 - Attualità Siena

La guerra civile ha trascinato il Paese africano in un’emergenza umanitaria senza precedenti


Uno scontro che sembrava essere circoscritto e ristretto, ma che si è rapidamente trasformato in un vero e proprio conflitto cruento, diffuso e duraturo. Stiamo parlando della guerra civile in Sudan, che da oltre 15 mesi ha trascinato questo Paese africano in un’emergenza umanitaria senza precedenti che conta già migliaia di morti, feriti, profughi e sfollati, oltre a città distrutte, scuole e ospedali chiusi e un altissimo rischio di epidemie, carestie e genocidi. In questo articolo vogliamo approfondire la situazione in Sudan per spiegare cosa succede, da dove è nata l’ostilità e quali sono le necessità che non è più possibile ignorare.

Guerra in Sudan: da dove nasce il conflitto?

Partiamo dal 1989, anno in cui il generale Omar al-Bashir salì al potere attraverso un colpo di stato militare (che rovesciò il primo ministro democraticamente eletto Sadiq al-Mahdi). Si proclamò autonomamente presidente del Sudan e creò le RSF (Rapid Support Forces), forze paramilitari guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti. Il suo governo improntato sulla dittatura dura fino al 2019, anno in cui venne destituito tramite un nuovo colpo di Stato organizzato dalle RSF insieme all’esercito guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, che ha portato a un governo formato da civili e militari e alla promessa di una transizione democratica. Solo 2 anni dopo, nel 2021, questo percorso viene interrotto nuovamente dall’esercito, che prende il pieno potere nelle figure di al-Burhan come sovrano ed Hemedti come vice. Riprendono così i negoziati, con l’obiettivo di riportare il Sudan a un governo civile, ma il gioco di potere tra i due generali in carica sfocia ben presto in uno scontro. Siamo al 15 aprile 2023 quando nella capitale Khartoum le RSF danno vita al primo attacco contro diverse basi delle forze armate sudanesi, seguito da una risposta armata altrettanto violenta. Da quel momento, la guerra non si è più fermata, registrando attacchi aerei, artiglieria, colpi di arma da fuoco, incendi, saccheggi, punti cruciali chiusi ed edifici distrutti in tutto il Sudan. Il risultato, dopo 15 mesi, sono migliaia di morti, feriti, sfollati e profughi e un’emergenza che si allarga sempre di più.

Cosa sta succedendo oggi

In Sudan la situazione continua a essere critica, tra violenze costanti e una carestia di massa che rischia di mettere in ginocchio l’intera popolazione. Con il silenzio e l’indifferenza da parte del resto del mondo, sono le Organizzazioni umanitarie a lanciare l’allarme e a chiedere a gran voce un intervento tempestivo ed efficace da parte dei governi di tutto il mondo. Tra queste, Medici Senza Frontiere è una delle più attive, con interventi in ben 9 stati iniziati già a partire dal 1979 e attivi ancora oggi. MSF in Sudan sta curando non solo i feriti dei combattimenti, ma anche le malattie trasmissibili e non trasmissibili che si stanno diffondendo. Inoltre, garantisce assistenza materna e pediatrica, gestisce le cliniche mobili e gli ospedali nei campi profughi e fornisce supporto idrico e igienico-sanitario e sostegno alle strutture sanitarie del Paese ancora in piedi. Si tratta di azioni importanti, ma che da sole non bastano e che spesso vengono ridotte a causa dei blocchi nel Paese. Da qui la necessità che la Guerra in Sudan torni a essere una priorità nell’agenda internazionale, sia per colmare la grave carenza dei fondi necessari per fare fronte alla crisi e per soddisfare i bisogni essenziali (come cibo, acqua pulita, servizi igienici e accesso alle cure mediche), sia per dare una risposta urgente alla situazione e ottenere un reale cessate il fuoco, seguito da un processo di pace.

 

 

 

 

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