Ieri sera la Presentazione del Drappellone dipinto dal celeberrimo fumettista italiano

Ha una veste tradizionale dai colori accesi il Drappellone per la Carriera di Agosto 2019, dipinto dal celeberrimo fumettista italiano Milo Manara. Lo sfondo dorato è la scenografia prediletta del tema sacro. L'avvolgente mantello blu della Vergine aderisce compostamente all'iconografia tramandataci.

La fiamma con gli stemmi ricamati delle contrade impreziosisce e accentua ulteriormente le tonalità alte del soggetto. Non sorprende il riferimento a
Tiziano e alla sua
Assunta; questo Cencio pesca a piene mani nella nostra tradizione pittorica, senza rinunciare alla paternità, all'esperienza e alle influenze dell'artista che lo ha realizzato. Il volto della Madonna ha i tratti dell'erotico personaggio che mette in moto l'intreccio dei racconti visivi di
Manara, la cura per il disegno e la linea appartengono alla sua mano. Oltre alla propria riconoscibile ispirazione e visione, l'artista ha un altro maestro; il fumettista francese
Moebius. Tenendo a mente la commistione di tutti questi elementi, il Palio di
Manara può essere definito come una personalizzazione del cuore della tradizione pittorica italiana, rappresentato dall'enorme lascito dell'arte moderna, e dell'anima sacra e profana della tradizione senese; il suo è un prendere ed adagiare con delicatezza e religioso rispetto, senza cadere nella piatta imitazione, la teca che contiene il passato. Perché di rispetto si è parlato durante la
Cerimonia di Presentazione del Drappellone che si è tenuta ieri sera, portando alla luce una riflessione interessante: «Non vorrei aver deluso qualcuno che magari si aspettava qualche accenno di scandalo» ha affermato l’artista «Io non ho voluto assolutamente valicare un certo limite […] ciò che scandalizza di più oggi è il rispetto e io questo scandalo ho voluto rappresentare». Cosa vuol dire trasgressione oggi? Ha più senso? Qualcosa è cambiato negli ultimi tempi; ciò che prima destava scandalo, a causa della sua abbondante moltiplicazione e replicazione, è diventato norma e consuetudine, ha perso quella sua carica iniziale, svalutandosi come una moneta circolante in troppa quantità sul mercato. Trasgressivi adesso sono valori opposti come il rispetto, che può essere interpretato come mantenimento e apprendimento invece che negazione, superamento e distruzione. Osservazione e comprensione del limite e del motivo della sua esistenza invece che travalicamento, che a volte assume un carattere automatico, dettato più dalle mode che da un'autentica riflessione. Così
Manara ha fatto scandalo anche stavolta. Dopo Drappelloni che hanno attinto dalle turbolenze novecentesche e scontrosi con l’iconografia (non per questo, sottolineo, inferiori), arriva un'opera pacata, "classica", dalle forme universalmente apprezzabili (lo testimonia il lungo e scrosciante applauso), perfetta per questo contesto perché elogiativa ma senza, ripeto, rinunciare al proprio soggettivo sguardo. Ne rimarranno tutti incantati ed emotivamente coinvolti gli amanti di una maniera di dipingere che, come ha affermato
Daniele Magrini, è tradizionale nel senso di «oltre il tempo e le sue modernità con la consapevolezza di essere nel terzo millennio, ma con l’attenzione a non rimanere intrappolati nelle angustie della contemporaneità». Io personalmente l'ho apprezzata e riterrò fortunata la Contrada che la esporrà nel proprio museo.
Francesca Raffagnino