CARLO FINETTI, BIS IN BUNDESLIGA CON HEIDELBERG

News inserita il 10-07-2024 - Sport Siena

Il coach senese firma per un club ambizioso, ma osserva il movimento cittadino: “La Mens Sana ha ancora un grande popolo dietro di sé”

Carlo Finetti firma per l'Mlp Academics Heidelberg, franchigia della BBL tedesca. È il secondo anno in Bundesliga per l’allenatore senese, che dopo l’esperienza di Tubingen si sposta in un club con buone prospettive di emergere a ridosso delle società più titolate di Germania.
Finetti, 29 anni e una carriera già di alto livello alle spalle (mossi i primi passi nella Virtus Siena, ha fatto parte degli staff di Stella Azzurra, Empoli, Treste, Biella e Udine prima della scelta di vita, oltre che professionale, che la scorsa estate lo ha portato all’estero) sarà assistente di Danny Jansson, il coach finlandese assieme al quale ha già lavorato nella passata stagione e che lo ha voluto nuovamente al proprio fianco: “È successo tutto all’improvviso – dice -, si era prospettata anche la possibilità di rimanere a Tubingen in A2 con il ruolo di capo allenatore, poi la società ha fatto scelte diverse ma nel frattempo Danny si è accordato con Heidelberg e mi ha chiamato a lavorare nuovamente con lui. Non era affatto scontato e anche per questo ho accettato con grande entusiasmo, nel mio percorso di giovane assistente ho sempre dato importanza alla continuità”.
Heidelberg è la seconda società più titolata del basket tedesco, ma non vince un titolo dal 1977. Che avventura le si prospetta?
“Hanno avuto un boom tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, un periodo nel quale tante società tedesche crescevano grazie alla spinta delle università, poi c’è stato un momento di flessione, adesso però hanno l’ambizione di tornare a buonissimi livelli. Heidelberg è reduce da una stagione complicata, penalizzata da tanti infortuni e da qualche acquisto che non ha reso come si aspettavano, ma due anni fa hanno raggiunto i playoff: è una società seria, con progetti e investimenti importanti, a livello personale credo di aver fatto la scelta migliore per compiere un ulteriore step di crescita”.
Cosa è mancato a Tubingen per mantenere la categoria?
“Abbiamo affrontato il massimo campionato con una squadra sostanzialmente Under 25, questo ci ha portato a pagare limiti di esperienza e mancanza di vissuto da parte dei giocatori a un certo livello. Alcune partite le abbiamo perse gestendo male i finali, altre non siamo stati in grado di affrontarle proprio a livello di organico: non essere riusciti a salvarci è stato un grande dispiacere, tengo però a ringraziare il club per aver creduto in me, per come mi ha accolto e per il modo in cui mi ha permesso di lavorare”.
Dall’Italia si scorgono le punte dell’iceberg, Bayern e Alba su tutte, più in generale che movimento è quello del basket tedesco?
“È un movimento in estrema salute, certo l’importanza del risultato sportivo è fondamentale come ovunque ma la partita di basket viene vissuta alla stregua di uno spettacolo, un evento di marketing a 360 gradi. Faccio l’esempio del tifo, che per ciò che ho avuto modo di vedere è sempre molto corretto: la squadra viene seguita in maniera positiva, non ci sono pressioni, mancano le contestazioni quando le cose non vanno per il verso giusto”.
Il suo ambientamento in Germania?
“Sono arrivato con la sfida personale di sfatare il cliché che viene appiccicato all’italiano all’estero. Certo non tutto è stato facilissimo, meno che mai immediato, ma dopo un periodo di ambientamento alla cultura, alle abitudini e alla filosofia di vita locali posso definirmi molto soddisfatto. L’esperienza è stata senza dubbio un’esperienza positiva”.
L’estate di Carlo Finetti è sempre all’insegna di Delivery Basketball?
“Certamente. Sono in partenza per Montegranaro, dove farò lavoro tecnico individuale con Simone Barbante, Nicola Berdini, Marco Rupil, ragazzi che seguo ormai da diversi anni, poi mi sposterò in Sardegna per allenare due giocatori tedeschi che sono in vacanza là e che mi hanno chiesto di raggiungerli per lavorare con loro: ci sarà anche Michele Ebeling, che conosco dai tempi di Udine”.
Partenza per Heidelberg prevista a metà agosto?
“No, ho fissato il volo per Francoforte il 28 luglio. Abbiamo deciso di iniziare con qualche giorno di anticipo: ci ritroveremo il primo agosto con visite e test medici, dal 5, poi, lavoreremo sul basket”.
A Siena, nel frattempo, è tornata in auge la grande passione per la palla a spicchi…
“Ho seguito i playoff della Virtus contro Pavia, della Mens Sana contro San Vincenzo e poi la finale tra Costone e Mens Sana. La cosa che ritengo più importante è che la cosiddetta diciottesima Contrada, che è sempre stata la Mens Sana, da ritrovarsi quasi soppressa ha finito per dimostrare di avere ancora dietro di sé un grande popolo: tremila persone al palasport per una finale di Serie C non sono una cosa normale”.
Cosa significa, in prospettiva, per il movimento cittadino?
“Credo sia doveroso, intanto, fare i complimenti anche a Fabio Bruttini che conosco da una vita e che sta mantenendo la Virtus a ottimi livelli, come sempre nei suoi quasi 30 anni di presidenza nonostante non siano mancati momenti difficili e penso pure all’impegno, encomiabile, che il presidente Montomoli sta producendo sulla sponda Costone. Quanto alla Mens Sana, con la quale Paolo Betti ha fatto un lavoro straordinario sul campo grazie a una squadra da battaglia che ha sempre cercato di superare i propri limiti e nella quale i tifosi sono tornati a identificarsi, il mio pensiero da spettatore esterno, ma amico, è che si debba cavalcare questa onda di entusiasmo per andare a raccontare in giro un sogno che convinca imprenditori, o sponsor, a dare una chance importante al basket biancoverde”.
Difficile che siano gli imprenditori, o gli sponsor, a bussare per primi?
“Auspicabile, certo, ma in tutta onestà improbabile. Oltretutto in città e sul territorio già ci sono imprenditori che, legittimamente, investono sulle altre realtà, penso a Montomoli, appunto, con il Costone o al brand Stosa con la Virtus. Il lavoro fondamentale nei prossimi anni sarà quello del presidente Frati, dei suoi soci, del direttore Caliani, i quali devono trovare il modo di accattivare chi, potenzialmente, può garantire alla Mens Sana un progetto con visione a lungo termine, una opportunità di ritorno dove merita di stare. Una città come Siena deve ritornare sul palcoscenico, come minimo, della serie A”.
Matteo Tasso

 

 

 

 

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