Approccio in trasferta da rivedere, aspettando la crescita di "Truck" Bryant. Domenica si torna in Sicilia per un amarcord Siena-Trapani

GIOVANI PERSI E…RITROVATI Amico fraterno di Lollo Panzini (che fino a questo momento, in Dnb a Rimini, è staccato di sei punti in classifica dalla “solita” Cecina del bravo Campanella), Simone Centanni domenica sera ha messo dentro i tiri liberi della vittoria per i suoi. Una prova concreta per il playmaker classe 1991, visto a Siena per qualche stagione nel settore giovanile della defunta Mens Sana Basket: ne stiamo passando in rassegna diversi di prodotti del vivaio biancoverde (alla prima giornata è toccato a Tagliabue, che gioca a Latina, la settimana successiva a Portannese, in forza a Scafati), altri ne passeranno e testimonieranno come di giocatori credibili per un buon livello di basket ne siano stati costruiti abbastanza nel corso di anni in cui, per forza di cose, nessuno di loro finiva in pianta stabile in una prima squadra “costretta” a vincere in Italia ed a giocarsela in Europa. Nulla di scandaloso, si aveva a che fare con roster parametrati ai migliori teams di Eurolega e se non era ritenuto abbastanza maturo un Gigi Datome figuriamoci come potevano esserlo un Ammannato o uno Iannuzzi (massimo rispetto per entrambi, che oggi giocano a Tortona e Omegna), c’è però da mangiarsi le mani avendo assistito, impotenti, al cataclisma del 2014 ed essendosi ritrovati, in un amen, dallo sfiorare un clamoroso scudetto al non avere più una società, una squadra, un settore giovanile e tutto ciò che ruotava attorno. Prevedendo con diversi mesi di anticipo (le avvisaglie erano evidenti e manifeste) il distacco dal basket di uno sponsor da nove zeri quale era Mps, una managerialità a 360° avrebbe potuto nel frattempo portare avanti un “piano B” puntando sui propri giovani anziché bussare, senza successo, alle porte di brand internazionali o cercare ospitalità altrove. Vero è che in quel momento sarebbe andato di traverso a tutti smettere di giocare contro il Panathinaikos e tornarsene in A2 sul campo, ma un accompagnamento soft verso la riduzione dei costi e degli obiettivi avrebbe forse evitato il fallimento e tutto ciò che ne è derivato. Sempre che tutta questa brutta storia interessi ancora qualcuno, inquirenti dell’indagine Time Out compresi.
TRAPANI, ANCORA TU
Si torna subito in Sicilia (digitarlo sul pc costa solo 26 caratteri, spazi inclusi, farlo materialmente almeno altri due giorni e mezzo di viaggio…), domenica prossima, stavolta a Trapani. Orario del match (due e un quarto pomeridiane) da cazzotto nello stomaco, più che mai col pranzo del primo novembre ancora nel piatto, telecamere di Sky a riprenderci e trasmetterci in diretta sedici mesi dopo l’ultima volta, al Forum di Assago, avversaria sulla carta decisamente fuori portata se le facce dei biancoverdi saranno le stesse viste qualche ora fa sulle stesse coste del Tirreno, 300km più a est. Al di fuori dell’attualità, il nome Trapani evoca un fiume di ricordi databili fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: le prime sfide in B1 fra i nostri ed un gruppo di agonisti che vendeva carissima la pelle (cito a memoria il play tascabile valdarnese Mannella, ma anche i vari Castellazzi, Lot, il futuro avvocato Cassì e soprattutto Marco Martin, uno che in quanto a “mestiere” sapeva il fatto suo…), la doppia promozione a braccetto fino alla serie A1 con Dado (Lombardi) e Cacco (Benvenuti) a dare un tocco tutto labronico alle due panchine, Superbasket che a novembre del 1991 scrive in prima pagina “Siena e Trapani: la rivincita dei peones” dopo una contemporanea vittoria a Cantù e Roma, un “meno 5” da ribaltare e, invece, solo impattato nella bolgia del nostro palasport e poi la mai digerita notte del 2 aprile ’92, quando vinciamo al PalaEur ma Pesaro si addormenta negli ultimi 2’ e “regala” due punti sul campo siciliano, condannandoci alla retrocessione diretta (con l’appendice di un ricorso anziché alla scappatoia dei playout, che pure non salveranno i granata qualche settimana dopo. Vecchie storie, d’accordo, le nuove sta alla Mens Sana di oggi scriverle.
Matteo Tasso
Foto Mens Sana 1871