L’intesa sarà votata dai lavoratori l’11 aprile. Per il sito di viale Toselli previsti esodi volontari fino a 90mila euro, due anni di cassa integrazione e un piano di rilancio con Invitalia e Comune
Si è concluso nella tarda notte il tavolo ministeriale al Mimit sulla vertenza Beko, con un'intesa che sarà sottoposta al voto referendario delle lavoratrici e dei lavoratori di tutti i siti italiani venerdì 11 aprile, al termine delle assemblee di fabbrica. Un accordo che, in attesa di ulteriori approfondimenti, apre prospettive importanti anche per lo stabilimento senese di viale Toselli.
Il Governo si impegna a garantire l'acquisizione dello stabilimento da parte di Invitalia e del Comune di Siena, in vista di una reindustrializzazione coordinata da Sernet, l’advisor incaricato da Beko. Sia Sernet che Invitalia avrebbero già verificato le condizioni dell’impianto, gettando le basi per un possibile rilancio.
Per i lavoratori del sito senese, è stata confermata la cassa integrazione in deroga, come annunciato dalla sottosegretaria Bergamotto e formalizzato dal ministro Adolfo Urso durante il Question Time di oggi alla Camera, all’indomani della visita della delegazione sindacale Beko a Montecitorio.
Sul fronte degli incentivi all’esodo, l’accordo prevede un’indennità di 90mila euro lorde per chi aderirà volontariamente al licenziamento entro il 30 novembre 2025. Dopo tale data, la cifra si riduce a 60mila euro fino al 31 dicembre 2027.
Per i lavoratori che sceglieranno di restare, l’intesa prevede due anni di cassa integrazione (2026 e 2027), con un’integrazione economica una tantum pari a 15mila euro lordi.
Resta ora da attendere l’esito del referendum tra i lavoratori e ulteriori dettagli operativi, soprattutto per quanto riguarda il futuro dello stabilimento di Siena, attorno al quale resta ancora forte l'attenzione di istituzioni e sindacati.
L.C.