Inserita il 09-03-2023 - Sport
L’allenatore rossoblu torna da avversario al PalaEstra: “Tifoso, giocatore e coach, in biancoverde ho fatto di tutto”
La Virtus va a giocarsi la stracittadina del PalaEstra forte di una striscia di successi che la rendono la squadra probabilmente più in salute di tutta la C Gold. Cecina, Prato, Castelfiorentino, Legnaia e La Spezia le rivali dei rossoblu nel rush conclusivo verso la promozione in B Interregionale, categoria che coach Filippo Franceschini prova a conquistare in quello che è il suo primo anno sulla panchina di via Vivaldi: la società gli ha affidato tanti buoni giocatori, alcuni dei quali arrivati a stagione in corso per rendere ancor più lungo e competitivo il roster, lui sta rispondendo con i numeri (10 vittorie nelle ultime 11 partite) e le prestazioni, ultima in ordine di tempo quella che ha visto la Stosa Cucine sconfiggere, domenica scorsa, proprio la rivale diretta Castelfiorentino: “Per tre quarti abbiamo sprigionato grande intensità difensiva – dice Franceschini -, nell’ultimo periodo ci siamo bloccati facendo scelte meno buone ma alla fine l’abbiamo comunque vinta ed è un risultato molto importante. Dopo due mesi di rincorsa raggiungiamo in classifica proprio l’Abc, ricordo che a dicembre eravamo settimi e molto lontani dalle prime posizioni, adesso invece siamo a soli due punti dalla capolista: siamo molto contenti di come stanno andando le cose, è un buon momento ma il campionato ancora è tutto da decidere, già uscire indenni dalle prossime tre partite sarebbe una gran cosa”.
State rispettando i piani di inizio stagione?
“La Virtus è ripartita quest’anno con un nuovo allenatore e un gruppo rinnovato di giocatori, molti dei quali giovani e magari alla prima esperienza lontano da casa, proprio per questi motivi un obiettivo dichiarato iniziale non esisteva: si è voluto prima valutare le scelte fatte e misurarle in un campionato del quale non si conosceva a pieno il livello, pur intuendo la forte competitività di tutte le squadre partecipanti. Posso rispondere dicendo che ciò che abbiamo fin qui ottenuto ce lo siamo guadagnato con i sacrifici e con il lavoro: siamo sei squadre in lotta per tre posti, nessuno ci punta la pistola alla tempia per essere una di quelle tre che saliranno nella B Interregionale, ma ci proviamo e ci proveremo fino all’ultimo tuffo”.
Gli innesti prima di Dal Maso e Paunovic, poi di Lafitte, hanno indiscutibilmente innalzato il livello della squadra. Inserirli è stato facile?
“Con Paunovic e con Dal Maso avevamo già parlato in estate, erano entrambi liberi quando, per motivi diversi, Cacciatori e Caridi sono usciti dal roster e convincerli è stato abbastanza facile. Laffitte è arrivato in circostanze diverse, ma è un’operazione che conferma la volontà del club di volersi giocare tutte le proprie carte nel finale di stagione. Tatticamente, tecnicamente e moralmente è stata una bella sfida per tutti: scendere dalla B senza avere la certezza di giocare 40’, accettare le dinamiche già costituite di un gruppo, mettersi a disposizione non era scontato, l’aspetto veramente positivo è che tutti abbiamo fatto un passo avanti per trovare il punto d’incontro”.
Domenica vi aspetta la Mens Sana, che all’andata stava per farvi un clamoroso sgambetto. Avete ripensato a quella gara?
“Ne ho parlato a inizio settimana in riunione con la squadra, iniziando a lavorare sul piano-partita e dando qualche suggerimento ai ragazzi su come leggere alcune situazioni che dovranno affrontare al palasport. Venivamo da tre sconfitte in quel frangente, Caridi stava rientrando da un problema fisico e la Mens Sana invece era in grande fiducia, oltre ad aver già disputato, e vinto, un derby contro il Costone: loro partirono fortissimo, ma dopo l’intervallo ribaltammo completamente l’inerzia e mi ricordo di essermi girato verso la panchina, a fine terzo periodo, dicendo che quella partita, vista l’intensità sprigionata, non l’avremmo più potuta perdere. La Virtus è questa, è difesa e corsa”.
Che effetto le farà entrare al palasport della Mens Sana da avversario?
“Onestamente oggi non so dire quali reazioni potrò avere, ma preparando la partita è un’emozione che ho messo in conto e che aspetto di vivere. Al palasport ci sono stato in tutte le vesti: giocatore, tifoso, allenatore, manca solo l’avversario ma è questione di giorni”.
Lasciamo da parte gli affetti personali e inquadriamo la gara?
“Non mi aspetto una partita che fila via liscia per una delle due contendenti, penso che l’esito si deciderà solo nelle battute conclusive. Non so in quali condizioni si presenterà la Mens Sana, ho visto che sono alle prese con infortuni e forse squalifiche, ma questo non cambia l’idea di una partita molto tattica che loro sanno sempre ben interpretare e che per noi può risultare assai complessa. La differenza in classifica? In confronti come questo non esiste, sono altri i fattori che incidono”.
Del Filippo Franceschini giocatore biancoverde che ricordi ha?
“Un’esperienza super a livello giovanile e la fortuna di essere stato aggregato, per due anni, alla prima squadra. Era la fine degli anni Novanta, erano le stagioni con Melillo, Dalmonte e poi Rusconi in panchina, la Mens Sana iniziava allora la sua scalata verso i grandi successi e per me vivere quell’atmosfera, farne parte, era un sogno a occhi aperti: anche solo essere chiamato la mattina al palasport per passare la palla a Larry Middleton che tirava rappresentava un’emozione incredibile”.
L’esperienza nello staff tecnico invece non finì bene…
“Non c’è stato solo quell’ultimo anno, ero entrato già prima a far parte dello staff tecnico giovanile e lì, mi accodo nel mio piccolo alle dichiarazioni che recentemente hanno fatto Magro e Campanella, ho veramente assorbito e imparato tutto ciò che oggi provo a mettere in pratica facendo l’allenatore. Con la prima squadra ricordo l’esordio a Biella, soprattutto la notte precedente trascorsa senza mai dormire per l’emozione pensando al fatto che mi sarei seduto in giacca e cravatta sulla panchina della Mens Sana, realizzando il sogno di una vita. Poi, sì, purtroppo come sono andate le cose nell’ultima stagione lo sappiamo bene: un’annata devastante, quando Paolo Moretti è venuto in ufficio e ci ha detto che eravamo stati esclusi dall’A2 sono scoppiato a piangere e non riuscivo a darmi pace, sembrava un film e invece era la drammatica realtà dei fatti. Umanamente è stata un’esperienza drammatica, oltre al danno economico”.
In casa Franceschini la Mens Sana è un fatto di famiglia?
“Di famiglia, di cuore, di passione, di tifo, il vecchio striscione “La Mens Sana è una fede” racchiude tutto. Oggi però sono il coach della Virtus e alla Virtus sono grato per la possibilità che mi è stata data, più che mai in una stagione caratterizzata da sei stracittadine, che hanno senza dubbio contribuito ad innalzare la competitività cittadina, e da un livello del campionato molto importante. Quando in estate mi è stato proposto di sedermi sulla panchina di via Vivaldi non ci ho pensato due volte ad accettare: ero in trattativa anche con alcune squadre di livello di C Gold, ma la Virtus era l’unica che mi dava garanzia di fare una sola cosa, allenare, senza dover pensare a tutto il resto, come invece succede in molte società".
Delle tre società senesi, la Virtus è quella senza dubbio meglio organizzata…
“Il club è molto ben strutturato e c’è uno sponsor molto ambizioso. Non vedo altrove, mi riferisco un po’ a tutte le società di questo campionato, un’organizzazione di alto livello come può vantare la Virtus, merito senza dubbio di chi nel tempo è riuscito a mantenere in piedi il modello che per anni ha lavorato in serie B, con figure professionali, un settore giovanile che disputa campionati eccellenza e campionati regionali, un impianto di proprietà, non condiviso con altre società, che permette di gestire tutta l’attività senza sovrapposizioni. È una società pronta per raccogliere nuove e più importanti sfide, noi in campo lavoriamo per questo”.
Ciclicamente, e in sottofondo, qualcuno dice che bisognerebbe unire le tre società cittadine per tornare a vivere un basket di alto livello. Cosa ne pensa?
“Ho vissuto la Mens Sana, ho giocato nel Costone, alleno la Virtus, insomma conosco abbastanza bene la situazione e dico che è un’idea irrealizzabile. Può essere la soluzione più scontata, e logica, agli occhi di un estraneo, ma è un modello intanto tutto da definire e comunque non applicabile a Siena, alla mentalità che abbiamo e della quale andiamo giustamente orgogliosi. Ricordo il tentativo di unire i settori giovanili fatto qualche anno fa, un’esperienza fine a se stessa: ogni società è giusto che vada avanti con le proprie gambe e con le proprie forze, la Mens Sana ad esempio sta provando a ricostruirsi in fatto di mentalità e soprattutto di settore giovanile, che poi è l’elemento trainante se in futuro si vuol avere una prima squadra di livello, il Costone invece ha sempre lavorato con una sua precisa identità, disputando queste categorie. Mi pare che a Livorno, per esempio, siano tornati a buoni livelli pur avendo tantissime società che si fanno la guerra: la competizione fa solo bene alla crescita del movimento, più che mai qui a Siena dove la competizione è solo sul parquet”.
Matteo Tasso
Foto Augusto Mattioli (tratta dalla pagina facebook Virtus Siena)