C’ERA UNA VOLTA IL PALIO DI PUTNIK E DEL POLACCO

Inserita il 13-02-2023 - Palio

Ricordi di Palio dedica una puntata alla più celebre "brenna" degli anni Settanta e Ottanta e al suo bizzarro fantino

Esisteva un Palio, fino a qualche anno fa, in cui non si commetteva alcun peccato mettendo l’etichetta di brenna a un cavallo se questo risultava poco dotato, eufemismo, per compiere i tre giri in Piazza. È successo almeno fino agli anni Novanta del secolo scorso, e non si turbava più di tanto l’amor proprio misto a suscettibilità di proprietari, allenatori e fantini (i quali spesso sono un soggetto unico, ma qui il rischio di finire fuori dal seminato è grosso ed è bene chiudere subito la parentesi), poi il politically correct ha deflagrato anche nel Palio, nelle Contrade, soprattutto sui media, e niente è stato più come prima.
Fatta la doverosa premessa che niente e nessuno sente il desiderio di tornare a quei tempi (lontani anni luce, per fortuna, grazie ai paletti piantati nell’ultimo quarto di secolo dal protocollo equino e al diverso approccio, oggi professionale in tutto e per tutto, di chi su un cavallo investe risorse, energie e tempo per 365 giorni all’anno), risulta comunque piacevole immergersi per un paio di ore in quella dimensione e gustarsi la puntata che il gruppo Ricordi di Palio ha dedicato a Putnik, la brenna per eccellenza nel Palio degli Anni Settanta e Ottanta del Novecento.

Putnik, purosangue inglese di manto baio nato nel 1973, era “il cavallo a dondolo”, come scrissero i nicchiaioli nel 1981 sul loro numero unico, Abracadabra, celebrando sì la vittoria di Ercolino e Balente ma anche ripercorrendo anni di insuccessi e, soprattutto, cavalli improponibili visti transitare dalla stalla dei Pispini: era finito nei dieci prescelti per correre il Palio dell’agosto 1980, Putnik, e nonostante la corsa più che dignitosa che poi avrebbe compiuto assieme a Bastiano, quell’assegnazione rappresentò nell’immaginario collettivo dei senesi, non solo dei nicchiaioli, il fondo assoluto che una Contrada potesse toccare nel rapporto con la buona sorte, con le ghiandine, con le mani dei ragazzini che le accoppiano, eccetera, eccetera.

Hanno effettuato un pregevole lavoro di ricerca (di contenuti, di immagini e di video dell’epoca) Luca Martini e Michele Fiorini nell’andare sulle tracce di Putnik, anche perché questo ha permesso di riscoprire un’altra figura caratteristica, bizzarra, a tratti anche funambolica (e purtroppo finita male per questioni di cronaca nera), che a Putnik aveva legato il proprio passaggio da Siena, quel Luciano Tarlao (per tutti Il Polacco) che su Putnik montava ogni qual volta veniva stesa la terra sulle lastre di Piazza del Campo. Celebri certi suoi “assaggi” del tufo, altrettanto le manovre, riuscite, da giocoliere come gli ingressi a San Martino a mani alzate, lasciando le briglie sul collo del cavallo per la gioia di grandi e soprattutto piccini.
Momenti di spensierata follia oggi improponibili, vero, ma che è bello rivivere, o far conoscere a chi non c’era, perché rappresentano pezzi di storia di Palio. Storia che in calce porta tante firme, anche quelle delle cosiddette brenne.
Matteo Tasso

Questo il link per accedere alla puntata "LUCIANO TARLAO e PUTNIK. Il Polacco e il suo cavallo" 

https://www.youtube.com/watch?v=RVRBr9-aUCU

 

 

 

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