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MONTAPERTI, SIENA RICORDA LA VITTORIA CONTRO FIRENZE

News inserita il 05-09-2010

La più grande battaglia della storia toscana è stata analizzata nel convegno al Teatro dei Rinnovati.

Montaperti, 4 settembre 1260. La ghibellina Siena vinse contro la guelfa Firenze decretando, 750 anni fa, la sua potenza militare. Migliaia di uomini si scontrarono in quella che è stata definita la più grande battaglia della storia toscana, ricordata al Teatro dei Rinnovati in un incontro, aperto dal Sindaco Maurizio Cenni, con Kai-Michael Sprenger ricercatore dell’Istituto Storico Germanico in Roma, Rosa Maria Dessì docente dell’Università Sophia Antipolis di Nizza, Mario Ascheri, professore di diritto medievale e moderno alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre e Duccio Balestracci, docente di storia medievale all’Ateneo senese.
"Quel 4 settembre –ha detto il Sindaco Cenni– intorno allo stemma della città, la Balzana, si condensò il nostro modo di sentire la senesità. Per noi è stato un evento storico, ma anche intimo, che ci permette di confrontarci con realtà superiori alla nostra. Siamo sempre riusciti – ha proseguito il Sindaco – a preservare i nostri valori, a respingere assalti e a confrontarci a viso aperto. Questo convegno serve, anche, a rilanciare il nostro orgoglio tutto senese, per alcuni considerato forse una spocchia, ma che ha fatto sì di esprimere sempre, al di là della quantità, una qualità".
In effetti, come è emerso dall’intervento del prof. Sprenger, la battaglia di Montaperti occupa una posizione che va oltre la vittoria di Siena contro Firenze, visti gli sviluppi che ne sarebbero derivati a  livello europeo. Dopo la morte di Federico II il periodo che va dal 1250 al 1273 rappresenta un tempo di transizione durante il quale cambiarono gli aspetti politici, economici, sociali e culturali, segnando la fine dell’era Sveva e decretando l’inizio delle autonomie municipali e lo sviluppo dei vari regni europei. Ma chi erano questi Guelfi e Ghibellini? La Dessì ha ripercorso la nascita e la diffusione del binomio diffusosi proprio con lo scontro di Montaperti costituendo <<un lessico di valori>>. Un binomio che rimanda solo a loro stessi e che prima dell’evento di Montaperti non esisteva, assumendo, dopo, un significato diametralmente opposto, visto che i Ghibellini perseguivano l’ideale imperiale contro la casa di Francia e il Papato.
Resta il fatto che "gli effetti di Montaperti hanno influenzato la storia di Siena. Dal Costituto al Governo dei Nove, perché la Siena del tempo – ha spiegato Ascheri – era già una città importante che, per la sua affidabilità poteva aspirare all’egemonia sulla Toscana. Era il periodo del governo dei 24 (una testimonianza rintracciabile nell’affresco del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti in Palazzo Pubblico),  contava già 25.000 abitanti e poggiava anche su una solida economia, vista la gestione delle entrate pontificie. Ma dopo la vittoria di Montaperti i senesi non potevano continuare a fare i banchieri del Papa, inoltre - come ha ricordato Ascheri – il fiorino d’oro, la moneta di Firenze, entro breve sarebbe diventata il dollaro del Medioevo". Dopo aver risolto i suoi grandi problemi, come l’approvvigionamento idrico (le monumentali fonti testimoniano ancor oggi l’impegno profuso), costruito grandi chiese e fatto lasciare importanti testimonianze artistiche, Siena aveva sfiorato il desiderio di concretizzarsi come capoluogo della politica filo-imperiale in Italia.
Una grande vittoria, dunque, un momento che influenzerà lo scenario politico europeo, ma del quale non è rimasta traccia.
"Nessuna fonte coeva senese racconta la giornata, né la sua preparazione – ha precisato Balestracci  - poiché in un epoca sconosciuta scompare tutta la documentazione, sia politica che contabile, relativa al secondo semestre del 1260. Questo faceva sostenere agli storici senesi di età moderna che, in età guelfa, si era voluto cancellare la memoria del fatto, per non urtare la suscettibilità della fazione politica al potere e degli alleati fiorentini che la sostenevano".
Dante, nella Divina Commedia, però, la ricorda, così come i fiorentini, mentre Siena, secoli dopo, la mitizza.
La memoria scritta viene cancellata dalle fonti sensi, una rimozione che contribuisce a costruire l’aspetto del mito. Sì perché "il mito costruisce a sua volta il mito. Il mito si nutre di identità e nutre le identità alimentandosi del negazionismo fiorentino. Dobbiamo aspettare la fine dell’’800 per arrivare ad una rivalutazione del fatto storico sul mito. Se Montaperti – ha concluso Balestracci - nel passato ha rappresentato la difesa della libertà senese, oggi questo mito, con il quale siamo cresciuti fin da bambini, si alimenta del campanilismo inteso come marca di connotazione di una collettività, per noi può avere i colori della Contrada o della squadra di calcio, ma anche del senso di identità inteso come consapevolezza della nostra storia. Senza andare oltre".

 

 

 

 

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