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IL PAGELLONE DEL PALIO DI PROVENZANO

News inserita il 03-07-2015

Da Andrea Mari (dieci e lode) a Giovanni Atzeni (non classificato).

E ora giù con il Pagellone che mi dà lo spunto per dire cose che non sono scontate.

Andrea Mari detto Brio: quando uno fa il fenomeno gli dai dieci e lode e ti fermi lì. Il suo è un Palio capolavoro, per pazienza, destrezza, coraggio, freddezza e tutte le doti che ci volete aggiungere. La sua corsa è stata splendida. Ha capito subito che doveva allontanarsi in qualche modo dal Nicchio, braccato dal Valdimontone, e dall'Oca, che a un certo punto della tenzone sembrava volerlo mettere nel mirino. Non ha azzeccato una mossa splendida, è vero, ma la situazione non lo favoriva e comunque dopo essere uscito quinto ha fatto di tutto, ma proprio di tutto, per mettere le mani sul cencio. Da leggenda il primo San Martino, da leggenda il secondo San Martino, da leggenda il terzo Casato. Era tanto che non vedevo una carriera così...o forse era dallo scorso luglio, quando Salasso con Oppio ne aveva fatte di tutti colori. Peccato solo che il Mari abbia già 38 anni, perchè avrebbe potuto puntare al record di Aceto. Ma a 10 arriva sicuro.

Alberto Ricceri detto Salasso: una prestazione di grande livello, la sua. Fa tutto bene, dall'uscita dai canapi alla corsa...e non ha una espertona come Morosita o un barbero già pronto come Quit Gold. Lui monta Osama Bin, un cavallo potente – come abbiamo visto anche in una prova – ma dall'incedere un po' scorretto...nuovo di zecca e comunque da rivedere. Ecco, Albertino con un cavallo così - si dirà uno di quelli adatti a lui...ma cosa vuol dire adatti a lui? - mette insieme il pane e il companatico. Non si siede a capotavola con il Palio al suo fianco, perchè trova un Mari straordinario che ne rintuzza le coraggiose sortite. Io gli assegna un nove pieno.

Luigi Bruschelli detto Trecciolino: al vecchio leone io un otto glielo regalo. Lo so, sento già gli addetti ai lavori, mettere l'indice sul secondo San Martino dell'Imperatore. E' vero la prende un pochino larga la curva, ma è incalzato da una Morosita splendida e il suo Quit Gold, meno esperto e con un motore, per me, meno potente non gli permette, forse, di fare di più. Al Casato poi Quit va largo ai palchi e la corsa finisce lì. Ma l'uscita dai canapi di Gigi e il suo giro e mezzo in testa non può passare sotto silenzio.

Valter Pusceddu detto Bighino: Monta il cinque anni Roba e Macos, un esordiente, e ha il compito di guardare il Leocorno che ha comunque un Mississippi dato in gran spolvero. Il Leco è di rincorsa...non fa paura e allora Valter esalta, finalmente, le sue doti, regalandoci un Palio costruito e portato a termine alla grande. Parte bene e finisce meglio, a ridosso dell'Onda e a due colonnini dalla Torre. Si merita un 7 e mezzo e magari una monta anche ad agosto e questa volta senza compiti tattici.

Jonatan Bartoletti detto Scompiglio: per una volta si fa trovare impreparato alla mossa. Parte male e rischia di restare intrappolato fra il Tittia e il Columbu. Quintiliano diventerà anche un campione, non lo discuto, ma in questa occasione non riesce mai a sviluppare una galoppata di classe e potenza. Al Casato va largo ai palchi...batte e si praticamente smette di correre. Una prestazione da dimenticare in fretta. Più di un cinque non merita.

Carlo Sanna detto Brigante: il giovane fantino, alla sua seconda uscita sul Campo, si mette in mostra. Esce secondo o terzo dai canapi e prova a fare una corsa vera, fra i primi. Ci riesce per due giri e dimostra di avere stoffa. Anche Mocambo per due giri va...al terzo non ne ha più. Un 6 e mezzo mi pare consono alla prestazione del fantino della Tartuca.

Giovanni Atzeni detto Tittia: Non classificato. Capisce quasi subito che il compito di Veleno è quello di avvelenargli il Palio. Dove va, il Columbu lo segue come un'ombra. Eppure cerca di svincolarsi e con una manovra disperata cerca di sfuggire alla sorte. Il Valdimontone gli è partito davanti, però, e Porto Alabe regge per un po' il passo di Occolè...quanto basta al serpente in giubbetto rosa di agganciarlo, strattonarlo e buttarlo per le terre.  E' toccato a lui quello che in un tempo lontano toccò a Canapetta nella Torre, preso per le briglie e disarcionato dalla sua Sambrina, o a Camillo, sempre nella Torre, messo nel mirino da Marasma che gli si avventava con Nibbio. Ma è capitato anche fra Istrice e Lupa e fra Chiocciola e Tartuca. Vado a memoria ma la casistica sarà senz'altro più lunga.

Massimo Columbu detto Veleno II: l'hanno riscoperto a distanza di nove anni dalla sua ultima avventura sul Campo e ingaggiato per impallinare il Nicchio, uno dei favoriti, se non il favorito numero uno, di questa carriera. Ha fatto quello che gli era stato chiesto...e forse anche di più. Io che del Palio sono tutto sommato un romantico gli darei uno zero spaccato, ma se invece dovessi valutare il risultato, gli dovrei assegnare un voto molto più alto. Ma ha senso dargli un voto? La sua carriera finisce comunque qui...una squalifica a vita non gliela leva nessuno. Così come dovrà essere valutata la responsabilità oggettiva del Valdimontone, perchè certe cose nel Palio, di un tempo, del nostro tempo e magari del futuro, si possono fare...ma poi se ne pagano le conseguenze. O no?

Francesco Caria detto Tremendo: mi avessero detto che avrebbe fatto un Palio così sciatto e senza senso non c'avrei creduto mai. Per quello che conta...l'avevo messo in cima al borsino, insieme al Tittia e accanto a Brio. Mi pareva che avesse raggiunto un discreto feeling con Oppio. Ma qualcosa deve essere successo perché dopo un quarto d'ora ha cominciato a girovagare senza costrutto fra i canapi. Ora a cercare la posizione giusta, ora ad impattare sulla Torre...ora a fare solo confusione. O ha perso la testa lui o è andato nel pallone il sistema nervoso del barbero. Io resto convinto che il Caria possa diventare un discreto fantino, ma questa volta non va oltre il quattro,  di stima, perchè senza la stima meriterebbe due.

Elias Mannucci detto Turbine: Un esordio coi fiocchi. Gli capita la posizione di rincorsa in una carriera di per sé già tanto difficile e segreta. Viene "aggredito" un po' da tutti i pretendenti al successo e gli deve essere girata la testa fra cifre, promesse e indicazioni su quel che fare e quando farlo. Lui che montava pur sempre Mississippi doveva cercare di andare via e provare a fare il massimo, dando una occhiata anche alla Civetta che stava immobile fra i canapi e che avrebbe potuto rovinargli la festa. Non ha avuto fortuna...però non ha corso malaccio e un sei meno meno di stima lo può meritare. Esordiva sul Campo, era di rincorsa e fra richiami del mossiere e avvertimenti vari non ne poteva più.

Roberto Morrocchi

 

 

 

 

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