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"I GIOCHI DEI BIRILLI", TITONEL ESPONE A SIENA NEI MAGAZZINI DEL SALE

News inserita il 02-09-2010

L'esposizione resterà aperta tutti i giorni fino al 13 ottobre.

Venerdì 3 settembre 2010 viene inaugurata, alle ore 17, nei suggestivi ambienti degli antichi Magazzini del Sale del Palazzo Pubblico di Siena, la mostra di Angelo Titonel: "I giochi dei Birilli" che raccoglie circa sessanta opere, dipinte negli ultimi tre anni.
L’esposizione resterà aperta, ad ingresso libero, tutti i giorni fino al prossimo 13 ottobre con orario 10-18.
Il tema affrontato è vissuto come metafora; lontano da una rappresentazione della sola realtà esteriore - epidermica, apparente, figlia della società del consumo in tempo reale - esso è un ulteriore approfondimento del percorso iniziato dall’artista intorno agli anni Settanta sull’Uomo e, di conseguenza, sul corpo umano inteso come “segno cosmico”, riflesso, cioè, dell’ordine dell’universo creato, “tramite” per eccellenza, “presenza al mondo”.
Come ha messo in evidenza la curatrice dell’allestimento Marisa Vescovo nella introduzione del catalogo "Angelo Titonel, o della scrittura del corpo", la ricerca di Titonel ci avvicina a una realtà psichica (prossimità e lontananza dalle cose e dai sentimenti superficialmente legati a una realtà contingente, dei consumi appunto), capace di risvegliare esperienze soggettive e perciò inquietanti poiché, non lasciando indifferenti, queste realtà costringono alla riflessione, relazionando la dimensione interiore di ciascuno con quel mondo “oggettivo” che viene rappresentato da Titonel. L’arte, infatti, ha il pregio di farci accostare a quei prodotti “estetici” che sono una delle manifestazioni più visibili della funzione mediatrice tra la sensorialità e il pensiero.
Un notevole gruppo di opere esposte rappresenta delle mani che del corpo dell’uomo concentrano, anche nell’unione di gesto e mimica, una forza comunicativa particolarissima e rivelatrice del pensiero. Non a caso tutte le civiltà di tutti i tempi hanno usato e usano il linguaggio dei gesti: per la psicoanalisi la mano è paragonata all’occhio che “vede”; nei mudrà buddisti la posizione delle dita rappresenta atteggiamenti interiori, simbolici; lo stesso numero delle dita (quattro o cinque), si avvicina all’evoluzione quaternaria dell’anima secondo Jung o può alludere all’armonia pentagonale dei pitagorici.
I segni del tempo, Gli antipodi, Il gesto, La cattedrale, Antico guerriero, Pas de deux, Laboratorio di anatomia, sono alcune di queste mani-architetture, dipinte magistralmente da Titonel (in cui la materia è levigata e pettinata) che tradiscono la profonda commozione interiore, un’emotività che scorre con forza interrogativa sulla pelle delle sue opere.
Un altro gruppo di lavori, come: I giochi dei Birilli, La recita, Nascondersi, La risata, Agro-dolce, Burka, Occultare, Dentro il saio, esibiscono le dissonanze e le contraddizioni di una società che ci vorrebbe tutti omologati, automi o robot, mentre altre opere come: Jet sulla casa del poeta, Madonna, Resurrezione, Mutamento ci dicono che il volto nascosto, non diversamente dalla mano, sono “specchio dell’anima”, in cui si rivelano le emozioni, i sentimenti, i pensieri segreti, tutta la relazione di Titonel col mondo, il suo modo di vederlo, di sentirlo, la sua educazione, il suo ambiente, la sua costituzione psicologica, il suo modo di offrirsi.

 

 

 

 

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