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I GIGANTI BIANCOVERDI: GERARD KING

News inserita il 06-10-2010

La giostra dei ricordi si ferma oggi a rievocare un giocatore biancoverde che, negli anni novanta, da "Re per una notte" diventò il totem dei play off.

La storia della Mens Sana è ricca di bandiere, nel senso di giocatori-simbolo, ma a volte l’immaginario collettivo si affeziona anche a chi in biancoverde è stato, al massimo, “re per una notte”. L’appellativo calza a pennello, nome omen, a Gerard King, sostanzialmente una meteora nel firmamento di viale Sclavo eppure il classico giocatore che, nonostante transitasse da Siena in un’era in cui parlare di successi era mera utopia, ha lasciato la sua bella impronta nella storia del club e forse ancor più nella mente dei tifosi.

Il “quadro astrale” di quella Mens Sana è ciò che si era soliti vedere a metà anni Novanta. Squadra iscritta alla massima serie, già un notevole successo, costruita spesso e volentieri a suon di prestiti grazie ai buoni uffici che il solito abile Ferdinando Minucci stava iniziando ad allacciare con le grandi di allora (Virtus e Fortitudo Bologna in primis), qualche comunitario scovato in giro per l’Europa, benedetta la vicenda-Bosman, ed un plotoncino di italiani chiamati a centrare la salvezza a fine campionato. In realtà qualcosa si stava smuovendo, leggere alla voce Fontanafredda (primo sponsor riconducibile a Mps), ma di acqua sotto i ponti per arrivare alle vittorie dei giorni nostri ne sarebbe dovuta scorrere ancora molta.

Torniamo al nostro Gerard, classe 1972, che per una felice intuizione di Minucci e di qualche suo collaboratore che segue il pianeta-States a Siena plana nell’estate del 1996 dai Quad City Thunder, franchigia della Cba. E’ alto poco più di 2.05 ma ha un fisico abbastanza filiforme che non gli consente di spostare i numeri cinque avversari, ragion per cui appare più un quattro con una mano abbastanza morbida, solo in certe circostanze avvicinabile a canestro, magari se ben allenato. Compito che tocca a Cesare Pancotto, al suo ultimo anno sulla panca mensanina: l’inizio non è sfavillante, anzi, perché King deve metabolizzare l’ambiente, i compagni, ciò che gli chiede il coach e soprattutto ha un carattere abbastanza introverso che lo porta ad isolarsi, più che mai in uno spogliatoio dove l’altro connazionale statunitense, Lucius Davis, ha un’eloquenza inversamente proporzionale alle scorpacciate di canestri  che invece fa quando scende sul parquet.

Nessuno ve lo dirà mai apertamente ma alla sesta giornata, Mens Sana-Fortitudo, Gerard sta per essere tagliato. Quel giovedì 24 ottobre, in realtà diventa lo snodo della sua carriera italiana: segna 22 punti e cancella dal campo il povero McRae (r.i.p.), azzerato già ad inizio partita con uno schiaccione micidiale ad una mano nel traffico della difesa bolognese, strappa il biglietto di sola andata per gli States e da quel momento non si ferma più, inanellando una serie di prestazioni incredibili, ritrovando il sorriso, costruendosi un fisico bestiale in palestra. A farlo crescere è il carisma di Dell’Agnello, l’aiuto sotto le planches dell’irlandese Tomidy fa il resto: la Fontanafredda chiude nona in classifica, fatta fuori ai playoff da Cantù nonostante il 24+14 di King in gara-2 degli ottavi, una prestazione che impatta, come altre in precedenza, sul mercato e che costringe Minucci ad un lungo tira e molla col giocatore (ed il suo agente) prima della sospirata conferma in biancoverde.

Il secondo Gerard King, quello alle dipendenze di coach Phil Melillo, è ormai un crack per la Serie A italiana. Non esiste un centro che possa tenergli testa, chiedere ad un certo Zeliko Rebraca della Benetton, spazzato via dai 19 punti e 11 rimbalzi del centro mensanino il 18 marzo del 1998, o a tanti altri suoi pari-ruolo: per fermare il “re” biancoverde si può solo metterla sulla rissa, come succede a Pistoia a fine regular season (è la famosa partita in cui Jerry Reynolds “restituisce” al pubblico di casa la mazza di tamburo presa poco prima in testa…), ma se avete il filmato di quella gara andate a rivedervi la faccia atterrita del biancoblù Godfread quando se lo vede arrivare incontro con gli occhi truci e le braccia alzate per rispondere ad una plateale e gratuita provocazione…

King è un totem nella serie degli ottavi playoff contro Cantù. Vince assieme a Dell’Agnello al Pianella, pareggiando lo 0-1 iniziale, poi dilaga (21 rimbalzi, ventuno avete letto bene) nella “tonnara” di gara-3  che riporta la Mens Sana nei quarti per lo scudetto venti anni dopo l’ultima volta. E’ una bolgia dantesca il palasport, con due invasioni di campo arginate a stento (arriveranno altrettanti turni di squalifica dal giudice sportivo) e Melillo che sale sul rotor pubblicitario improvvisando uno strip per scaricare la tensione: il protagonista però è sempre e solo Gerard, che quella stagione la chiude con 16.7 punti e 10.3 rimbalzi di media. Tantissimi, troppi per sperare di confermarlo un’altra volta.

La Mens Sana, Siena, la sua gente ed il suo cibo (andava pazzo per i tagliolini al tartufo di Paolo Corsi) gli rimarranno nel cuore a lungo. Anche perché gli spalancano le porte della nazionale Usa (terza ai Mondiali del 1998 in Grecia) e poi della Nba, prima con gli Spurs, poi con i Wizards di Washington. La schiena malandata lo ferma nel 2001, quando ancora non ha 30 anni…ma quella è un’altra storia.

 

Matteo Tasso 

 

 

 

 

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