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NASORRI (PD): "ALLARME CRISI,IL PAESE ARRANCA,IL GOVERNO NON C'E'"

News inserita il 05-10-2010
Gli ultimi dati Istat sulla situazione economica ed occupazionale del Paese delineano un quadro davvero allarmante. La disoccupazione ha toccato cifre record, raggiungendo l’8,5 per cento, mentre le imprese costrette a chiudere sono più di quelle che aprono i battenti. Cresce il numero delle famiglie sulla soglia della povertà, cosi come è in costante crescita la disoccupazione giovanile che ha raggiunto quota 28 per cento. Chi vive del proprio lavoro negli ultimi 10 anni ha perso oltre 5.400 euro di potere di acquisto, dando in compenso al fisco il 13 per cento in più di tasse. Nell'Italia del quarto governo Berlusconi, prospera chi evade le tasse e chi vive di rendita e di speculazione, mentre chi arranca e chi non ce la fa viene spinto, sempre di più, sull'orlo del precipizio.
I numeri sono impietosi. I trasferimenti statali agli enti locali diminuiranno di oltre 15 miliardi. La Toscana avrà 320 milioni di euro in meno per il 2011 e altri 360 milioni nel 2012. Risorse che venivano utilizzate per il trasporto pubblico locale, per la viabilità, per il sociale, per l’ambiente, per dare incentivi alle imprese. In Provincia di Siena la sforbiciata arriverà a quota 3 milioni di euro per il 2011e ad altri 2 per l’anno successivo. A questi tagli si devono aggiungere quelli a carico dei Comuni, che avranno un impatto sulla finanza pubblica pari in media a 120 euro per abitante. Intanto il governo non ha tagliato un euro sul fronte dell’infinito sottobosco della burocrazia centrale, nei ministeri e nei livelli alti della politica. Al contrario: in questi anni
sono proliferati gli sprechi. Più volte in consiglio provinciale abbiamo denunciato l’assoluta lontananza del governo dai problemi della gente e delle imprese in una fase di crisi e di recessione. Fin dall’inizio della crisi la Provincia di Siena ha cercato di affrontare le difficoltà concretamente, mettendo in campo risorse e iniziative per sostenere l’economia e il reddito dei lavoratori. Nello stesso tempo ha avviato un serio lavoro per far crescere settori innovativi, capaci di essere i motori di una nuova fase dello sviluppo locale. Se oggi l'Italia rimane ancora in piedi nonostante tutto, lo dobbiamo essenzialmente alla tenuta del sistema delle piccole e medie imprese; al sacrificio dei lavoratori; e all’impegno che sono riusciti a mettere in campo Comuni, Province e Regioni, guidate sia da amministrazioni di centrosinistra che di centrodestra. L'unico grande assente è stato il governo che, sostenuto da un'intera maggioranza, ha prima negato l'evidenza e poi ha sprecato mesi decisivi per il futuro del Paese in una continua rissa politica interna.
Si approfitta della crisi per scardinare il ruolo degli enti locali e mettere in liquidazione lo stato sociale, le politiche di ‘welfare’ che hanno garantito nei decenni passati la coesione e lo sviluppo del Paese. Non c’è un progetto riformatore, che sarebbe assolutamente necessario, bensì l’attuazione di un disegno ideologico che vuole affondare il sistema pubblico. Il governo colpisce pesantemente la scuola, la ricerca, i trasporti, la sanità, i servizi che hanno carattere universale, demolendo i livelli istituzionali di programmazione e di governo più vicini ai cittadini e storicamente più capaci di dare sviluppo al Paese.

 

 

 

 

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